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> VIAGGIO NEL MONDO DEI CLASSICI, Divagazioni sui film, i traduttori, i parolieri e i doppiatori Disney
Fra X
messaggio 4/4/2016, 16:52
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Quando vedo LEIV mi chiedo se sia un film di 60 anni fa! Sembra quasi fatto ieri. ^^ Un po l'apogeo del classicismo visivo dello studio in effetti.
Della versione del 97 ho scoperto l'esistenza solo qualche anno fa qui. Ne ho ascoltato un pezzetto con Tony e Joe e non mi sembra tanto male in effetti.
Certo, come in "Peter Pan" a quanto leggo si sono stati degli scivoloni clamorosi nell' adattamento qua e la. sleep.gif
LBADB dev'essere proprio uno spettacolo al cinema! La battaglia finale fa paura ancora oggi. Immagino all'epoca, quando ancora non si era abituati a scene come quelle de "Il signore degli anelli", che spettacolo dev'essere stato per gli spettatori!
Ah, però! Non avevo fatto caso che la doppiatrice di Lilli e Serenella fosse la stessa! Molto brava a calarsi in due personaggi così differenti.
Sì, in effetti Tina Lattanzi usa con Malefica un tono più diverso e moderno che rendono il personaggio davvero ben caratterizzato! ^^
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veu
messaggio 4/4/2016, 20:33
Messaggio #74


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Bellissime schede Nunval!

Bravo!!!

FraX, non hai avuto la fortuna di vedere La Bella Addormentata al cinema? è un peccato perché era veramente spettacolare! un kolossal vero e proprio e prende veramente tantissimo... e sul grande schermo si nota il lavoro minuzioso e spettacolare fatto da grandissimi artisti quali erano quelli del tempo. se capitassero delle riedizioni al cinema, non perdertelo! ne vale la pena!


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Sudicio Briccone
messaggio 18/4/2016, 10:20
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CITAZIONE (nunval @ 4/4/2016, 15:30) *
[b] LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO
In fase di stampa si sfruttava la maggiore nitidezza del negativo e si potevano ottenere copie 35mm anamorfiche riducendo otticamente il negativo con un obiettivo che portava la compressione orizzontale allo standard Cinemascope e raddrizzava le immagini in senso verticale, ruotandole di 90°.

Io riuscii a vederlo nella riedizione dell'estate 2000 (cinema Odeon di Milano). È possibile che in questa occasione il film fosse stampato rimpicciolito all'interno del fotogramma panoramico 1,85:1? wacko.gif Grazie a chi mi chiarirà questo dubbio!
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nunval
messaggio 18/4/2016, 11:13
Messaggio #76


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CITAZIONE (Sudicio Briccone @ 18/4/2016, 11:20) *
È possibile che in questa occasione il film fosse stampato rimpicciolito all'interno del fotogramma panoramico 1,85:1? wacko.gif Grazie a chi mi chiarirà questo dubbio!

No, l'ho rivisto anche io in quella occasione e le copie erano in Cinemascope 2,35:1 come al solito. Forse l'Odeon proiettava molto piccolo, magari te lo hanno proposto nella minisala all'ultimo piano, che ha uno schermetto immondo.
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Sudicio Briccone
messaggio 18/4/2016, 17:35
Messaggio #77


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CITAZIONE (nunval @ 18/4/2016, 12:13) *
No, l'ho rivisto anche io in quella occasione e le copie erano in Cinemascope 2,35:1 come al solito. Forse l'Odeon proiettava molto piccolo, magari te lo hanno proposto nella minisala all'ultimo piano, che ha uno schermetto immondo.

Grazie! Era una sala media al piano interrato: se la memoria non mi inganna, prima del film i lati superiore e inferiore del cartello col nuovo logo Buena Vista (castello bianco su sfondo blu) sbordavano fuori dallo schermo, mentre dai titoli di testa in poi il formato era corretto (e contenuto nello schermo).
Probabilmente subito dopo il logo Buena Vista è stata inserita nel proiettore la lente anamorfica.
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nunval
messaggio 19/4/2016, 14:02
Messaggio #78


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LA CARICA DEI CENTO E UNO

IL FILM


Deluso dall’insuccesso commerciale della Bella Addormentata e al tempo stesso colpito dall’ottima acciglienza riservata alla sua prima commedia girata “dal vero” Geremia cane e spia ( The shaggy dog, regia di Charles Barton, 1959), Disney decise nel 1960 di puntare su un nuovo tipo di lungometraggio animato, completamente diverso sia dal punto di vista dello stile che dal punto di vista del soggetto. Tratto da un romanzo di Dodie Smith, il film One Hundred and one Dalmatians (titolo italiano azzeccatissimo LA CARICA DEI 101, 1961), uscito in patria nel gennaio 1961, ottenne un successo strepitoso e servì come banco di prova per tutte le future produzioni animate dello studio, almeno fino a Le avventure di Bianca e Bernie, uscito nel 1977.
Il film presenta una storia avvincente, popolata di personaggi sia umani che animali tutti indovinati e ben caratterizzati.La trama racconta di un rapimento di cuccioli dalmati da parte di una sofisticata dama dell’alta società londinese, Crudelia De Mon (animata magistralmente da Marc Davis) ansiosa di ricavare una pelliccia maculata dal loro pelo. Fondamentale per l’animazione fu il nuovo sistema di ricalco dei disegni a matita sulle celluloidi trasparenti usate per la ripresa, basato sulla fotocopiatrice Xerox, che permetteva di mantenere la spontaneità del tratto di matita dell’animatore oltre ad essere di grande utilità per duplicare, con semplici fotocopie appunto, un piccolo gruppo di cuccioli in modo da raggiungere il numero richiesto dalla scena, senza ricorrere a lunghi e noiosi ricalchi manuali con inchiostro. Lo stesso stile grafico dei disegni venne adottato anche per la maggior parte degli sfondi che vennero realizzati semplicemente stendendo i colori sulle tele e aggiungendo i contorni mediante la sovrapposizione di un foglio di celluloide trasparente su cui questi ultimi erano tracciati. L’innovazione, dovuta all’art director Ken Anderson, portò ad uno stile nuovo e convincente. Per quanto riguarda il soggetto, per la prima volta Disney racconta una storia contemporanea, cosa che ha reso il film popolare anche presso il pubblico non amante delle fiabe. Gli esseri umani sono disegnati per la prima volta in maniera estremamente libera, chiudendo più di un occhio sulla verosimiglianza anatomica ( nella loro spigolosità notevole l’influenza del disegnatore Tom Oreb, autore della stilizzazione dei personaggi anche nella Bella Addormentata). Le canzoni sono inoltre di scarsa importanza, ne contiamo solo due, ma il perfetto commento musicale di George Bruns, attentissimo a sottolineare ogni passaggio importante della storia, non ne fa sentire la mancanza. Il film ha goduto e gode di ininterrotta popolarità mondiale, tanto che nel 1997 la Disney ne ha girato un “remake” dal vivo affidato alla sceneggiatura e produzione di John Hughes e alla regia di Stephen Herek. Pur potendo contare su una grande interpretazione di Glenn Close nella parte di Crudelia, il film manca completamente di magia e la decisione di non far parlare i cani neanche con voci fuori campo ha deluso non poco. Il confronto con il cartoon è decisamente a favore del secondo.
Come detto le canzoni, tutte composte da Mel Leven, sono solo due ( tre se contiamo anche il motivetto pubblicitario dei biscotti per cani ) . La più importante è senz’altro Crudelia De Mon ( Cruella De Vil), con cui Rudy mette alla berlina la sofisticata amica della moglie. L’altra canzone è Un allevamento di cani dalmati (Dalmatian Plantation) ,accennata da Rudy al piano nel finale.
Per dischi e spartiti le Edizioni Curci affidarono i testi italiani a Devilli, al posto di Roberto de Leonardis (Pertitas) traduttore delle canzoni nel film. Una curiosità legata alla canzone Dalmatian Plantation: la canzone con questo titolo incisa su dischi all’epoca dell’uscita del film e pubblicata su spartito è diversa da quella cantata da Rudy nel finale: la versione italiana di questo brano, su testi, come detto, di Devilli si chiama Intorno al camino. Uno dei temi composti per la colonna sonora da George Bruns divenne pure una canzone col testo del paroliere Dunham dal titolo Playful melody. Intorno al Camino, Crudelia De Mon e Playful Melody vennero anche incise in italiano nel 1964 da Piero Giorgetti nel disco ricavato dal film e curato dalle Edizioni Curci -Carosello. Giorgetti era all'epoca famoso per essere la voce solista del complesso di Renato Carosone.

LA VERSIONE ITALIANA

La carica dei cento e uno è stato il primo classico Disney ad essere distribuito in prima visione in Italia dalla Rank Film, in occasione del Natale 1961. E’ stato l’inizio della lunga e duratura popolarità italiana del film, rieditato ben quattro volte prima dell’uscita in video nel 1996. Tradotto da Roberto de Leonardis, è stato doppiato da quasi tutte le voci maggiori della CDC, anche per i piccoli ruoli. Cominciamo con Pongo, il simpatico dalmata protagonista, a cui ha dato la voce nell’originale Rod Taylor: la voce italiana appartiene proprio al doppiatore abituale di Taylor e cioè il grande Giuseppe Rinaldi ( lo ricordiamo nello straordinario Gli Uccelli di Hitchcock), notissima voce di Newman e Lemmon, che agli inizi della carriera di doppiatore era stato un affascinante principe nella prima edizione di Cenerentola. Rinaldi ha ricordato in un programma radiofonico il suo lavoro da....cane, affermando che, in quell’occasione “come cane ero proprio a posto”. Flaminia Jandolo ci ha regalato la sua seconda cagnetta Disney dopo Lilli con la dolce Peggy, a volte malinconica, ma irresistibile quando fa la finta scandalizzata per i comportamenti del marito. Rudy, il padrone di Pongo è stato doppiato dal celebre Gianfranco Bellini, che ricordiamo voce di tanti giovani attori degli anni ‘40 e ‘50( Sabu in Il Ladro di Bagdad, Peter Lawford in Piccole Donne, John Kerr in Tè e simpatia) e che nel 1968 avrebbe dato la voce al folle computer di 2001 Odissea nello spazio. Per Anita, proprietaria di Peggy e moglie di Rudy, simile nel disegno alla principessa Aurora, la stessa voce cioè l’affascinante Maria Pia Di Meo. Per la simpatia e la dolcezza di Nilla, Lydia Simoneschi ne ricrea perfettamente tutte le sfumature: protettiva nei confronti dei cani, rabbiosa e scostante nei confronti di Crudelia, con una particolare menzione per la scena in cui scopre il rapimento. Il punto di forza del film è però il personaggio di Crudelia, una delle più grandi cattive Disney. Animata da Marc Davis, già responsabile di Cenerentola e Malefica, è uno dei primi personaggi negativi a risultare estremamente simpatici. Tratteggiata essenzialmente come caricatura, presenta molti punti in comune con qualsiasi donna “snob”. Crudelia è prepotente, vanitosa e sprezzante : riempie la casa di Anita di fumo, spegne le sigarette nei pasticcini( come faceva Jessie Royce Landis in Caccia al ladro di Hitchcock con le uova ) e usa il tè di Anita come ceneriera. Il doppiaggio italiano si adegua alla ricchezza del personaggio con l’eccellente caratterizzazione di Rosetta Calavetta (voce di Marilyn e prima voce italiana di Biancaneve). La Calavetta sa essere sofisticata e piena di arie, oppure sarcastica e falsa, come quando telefona ad Anita rammaricandosi per il rapimento. Nella seconda parte passa poi da una furia rabbiosa ai toni disperati della sconfitta: una recitazione davvero eccellente, in parte ispirata, per i toni sofisticati al favoloso doppiaggio di due anni prima della bravissima Kay Kendall di Come sposare una figlia ( The reluctante debutante, 1959 , regia di Vincente Minnelli).Gaspare e Orazio, i due tonti scagnozzi di Crudelia, sono una coppia di caratteristi di prim’ordine e tali sono i doppiatori, rispettivamente Renato Turi (voce di Cary Grant in Intrigo Internazionale) e Vinicio Sofia, che era stato un delizioso Spugna in Peter Pan. Sei tra i quindici cuccioli di Peggy hanno un nome : Rolli, Pizzi, Pepe, Penny, Lentiggine e Lucky. Rolli, Pizzi e Lucky hanno pure una personalità ben definita: Lucky, doppiato da Roberto Chevalier (oggi Tom Cruise) è quello appassionato di TV; Pizzi, a cui presta la voce Sandro Acerbo, che sarà la più frequente voce di bambino nei film Disney del decennio, è quello più bellicoso; Rolli, doppiato da Andrea de Leonardis, figlio di Roberto e oggi apprezzato dialoghista (sue le versioni italiane di La Sirenetta e Il Re Leone) è quello sempre affamato.
I tre animali che collaborano in prima persona alla liberazione dei cuccioli sono splendidamente doppiati da Giorgio Capecchi (Colonnello, il cane pastore), Mario Pisu (Capitano, cavallo da guerra a riposo) e dal veterano dei cartoni animati Oreste Lionello nell’azzeccato ruolo del gatto Sergente Tibs. Non meno prestigiose le voci degli altri animali che compaiono nel film . Danny,il grande danese di Hampstead ha la voce di Glauco Onorato, che aveva da poco doppiato Stephen Boyd in Ben Hur, il piccolo yorkshire suo amico è Lauro Gazzolo; Lucy, l’oca curiosa è doppiata da Giuliana Maroni. Il collie che accoglie i dalmata nella vaccheria parla con i toni dolci e solenni del compianto Emilio Cigoli, forse la voce più celebre del doppiaggio italiano (Gable, Heston, Cooper, Wayne, Holden, Gabin e stupendo narratore nella Bella Addormentata). Tra le voci delle mucche si riconoscono Giovanna Scotto e Wanda Tettoni. Il labrador ultimo anello nella catena della fuga ha invece la celebre voce di Luigi Pavese. Famose anche le voci dell’annunciatore televisivo (Vittorio Kramer, classica voce dei prossimamente) e del presentatore del quiz televisivo (un untuoso Sergio Tedesco). Infine una particolare nota di merito al bravissimo Franco Bolignari, che canta le canzoni di Rudy e si produce in una memorabile esecuzione del brano Crudelia DeMon.





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messaggio 19/4/2016, 17:02
Messaggio #79


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CITAZIONE (nunval @ 4/3/2016, 12:15) *
4) CHI E’ MAI QUEL CANNIBALE DEL CAPO SQUADRIGLIA?
Stavolta era veramente difficile capire cosa cantasse Vinicio Sofia nel numero musicale The elegant Captain Hook. La registrazione era veramente scadente, ma ricorrere all’edizione originale avrebbe fugato ogni dubbio. Dunque, quando i pirati cantano che Uncino è il re dei malandrin, Spugna prosegue e, imitando il suono della sveglia del coccodrillo canta: Drin! drin! drin! Il co-coccodrillo sta giù ad aspettar che il capitano caschi in mar! ( i versi originali sono Crook-crook-crickety-crockety-crickety-crook-The croc is after Captain ------ ). Trascrivendo il verso, si è arrivati ad un inverosimile IL CAPO SQUADRIGLIA STA GIU’ AD ASPETTAR CHE IL CAPITANO CASCHI IN MAR!

Se posso contribuire a quest'elenco di bloopers, dirò che i dialoghi che De Leonardis ha scritto per Spugna sono tutti molto ricchi di giochi di parole piuttosto raffinati che con il ridoppiaggio si sono persi. Oltre a quello da te citato, c'è "di pele in maggio" (anagramma di "di male in peggio") che è diventato "di bene in maggio". Quando poi ripete alla ciurma gli ordini impartitigli da Uncino, storpia tutti i comandi ("Alzo 65" - "Calze 65"), così come urla "Tutti in coperta" sempre in maniera diversa distribuendo di volta in volta le consonanti in modo differente, ma nel ridoppiaggio non c'è nulla di tutto ciò. I suoi pseudo-francesismi, poi, o vengono francesizzati totalmente annullando l'effetto comico della sua ignoranza (Sofia leggeva "souvenir" così com'è scritto, Garinei lo dice correttamente) o vengono tradotti rendendo incomprensibili le battute ("A Parigi dicono KERKEZZ LA FÈMMEE" diventato "A Parigi dicono DONNA PORTA DANNO").

CITAZIONE (nunval @ 19/4/2016, 15:02) *
Infine una particolare nota di merito al bravissimo Franco Bolignari, che canta le canzoni di Rudy e si produce in una memorabile esecuzione del brano Crudelia DeMon.

Mi pare sia il nostro comune amico Ernesto Tomasini, anche utente di questo forum col nick "La Pillola Va Giù", che l'ha conosciuto ed in quell'occasione Franco gli ha rivelato che la voce cantante che si sostituisce a Maria Pia Di Meo nel finale cantato è ancora una volta di Tina Centi!


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LYDIA SIMONESCHI voce di:
Maureen O'Hara, Joan Fontaine, Vivien Leigh, Ingrid Bergman
Deborah Kerr, Barbara Stanwyck, Bette Davis, Jean Peters
Jennifer Jones, Susan Hayward, Gene Tierney, Lauren Bacall
Silvana Mangano, Sophia Loren, Alida Valli
ecc. ecc. ecc.
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messaggio 19/4/2016, 21:00
Messaggio #80


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CITAZIONE (March Hare = Leprotto Bisestile @ 19/4/2016, 18:02) *
Se posso contribuire a quest'elenco di bloopers, dirò che i dialoghi che De Leonardis ha scritto per Spugna sono tutti molto ricchi di giochi di parole piuttosto raffinati che con il ridoppiaggio si sono persi. Oltre a quello da te citato, c'è "di pele in maggio" (anagramma di "di male in peggio") che è diventato "di bene in maggio". Quando poi ripete alla ciurma gli ordini impartitigli da Uncino, storpia tutti i comandi ("Alzo 65" - "Calze 65"), così come urla "Tutti in coperta" sempre in maniera diversa distribuendo di volta in volta le consonanti in modo differente, ma nel ridoppiaggio non c'è nulla di tutto ciò. I suoi pseudo-francesismi, poi, o vengono francesizzati totalmente annullando l'effetto comico della sua ignoranza (Sofia leggeva "souvenir" così com'è scritto, Garinei lo dice correttamente) o vengono tradotti rendendo incomprensibili le battute ("A Parigi dicono KERKEZZ LA FÈMMEE" diventato "A Parigi dicono DONNA PORTA DANNO").

Davvero un appiattimento desolante. E dire che bastava metterci un po' di impegno e il ridoppiaggio sarebbe potuto essere anche migliore del doppiaggio d'epoca, visto che per quanto mi riguarda casting e interpretazioni sono ottimi e gli aggiornamenti di alcuni dialoghi sono azzeccati. Veramente un peccato.
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nunval
messaggio 26/4/2016, 18:57
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LA SPADA NELLA ROCCIA

IL FILM

The sword in the stone , distribuito in Usa nel dicembre 1963, è tratto da un libro dello scrittore Terence H. White e tratta della giovinezza di re Artù, un orfanello di nome Semola educato dal mago Merlino. Il film è caratterizzato da una buona dose di irriverenza nei confronti della saga di re Artù, soprattutto per quanto riguarda la figura di Merlino, ritratto come un sempliciotto smemorato.
Questo fatto, unito alla non perfetta scelta delle voci originali ha fatto si che il film non divenisse mai molto popolare nei paesi di lingua anglosassone, dove i personaggi del ciclo di Artù sono stati sempre considerati con rispetto e riverenza. In realtà era il film ad essere in anticipo sui tempi: l’irriverenza cinematografica nei confronti di argomenti seri è oggi all’ordine del giorno e i film di Mel Brooks o John Cleese si sono spinti ben più in la del cartone Disney. Disegnato con lo stile grafico della carica dei 101 ma con un occhio ai personaggi della Bella Addormentata, La spada nella roccia è un film ben costruito, piacevole, con personaggi deliziosi anche per i piccoli ruoli e alcune sequenze di grande fascino: pensiamo alla scena in cui Merlino fa i bagagli rimpicciolendo tutto il contenuto della sua capanna o alla deliziosa sequenza in cui i piatti si lavano da soli e sir Ettore e Caio cercano invano di fermare la magia finendo nelle tinozze.
La sequenza finale in cui Semola estrae la spada dalla roccia è molto suggestiva e due scene sono assolutamente irresistibili: quella in cui Merlino offre una dimostrazione pratica del volo di un modellino d’aereo che si impiglia nella sua barba e cola a picco, provocando la celebre risata del gufo Anacleto e la classica sfida tra Merlino e la spassosa strega Maga Magò in cui le trasformazioni a vista dei due in ogni tipo di animali sono esilaranti. Per contro si deve sottolineare, come ha giustamente notato Leonard Maltin nel suo celebre volume The Disney Films, che lo sviluppo dei personaggi risente della direzione di Wolfgang Reitherman, per la prima volta unico responsabile della regia. Tutto ciò che di magico può esservi nel rapporto tra un mago come Merlino e il suo giovane protetto passa in secondo piano; anche le magie e le trasformazioni a vista sono trattate in modo molto realistico e non hanno nulla del fascino delle sequenze con le fate e la strega nella Bella Addormentata e il giovane Artù non ha mai la sensazione che la sua vita stia cambiando, come invece succede a Cenerentola nella sequenza con la fata madrina. L’accento è posto sulle caratterizzazioni comiche e tra i personaggi di secondo piano, oltre a Maga Magò, spiccano un simpaticissimo e sfortunatissimo lupo che, alla maniera del Vilcoyote dei cartoni animati della Warner, cerca senza successo di papparsi Semola e una favolosa zuccheriera, proprietà privata di Merlino, oggetto con una precisa personalità, che si fa largo tra le altre stoviglie a forza di.....cucchiaiate.
Il film si avvale inoltre di un ottimo commento musicale composto da George Bruns, già responsabile dei due classici precedenti. Le canzoni sono invece opera di una coppia di giovani musicisti già sotto contratto con Disney che avevano composto alcune canzoni per i film “dal vero” come Il cow boy col velo da sposa, Magia d’estate , I figli del capitano Grant: Richard e Robert Sherman, che l’anno successivo avrebbero vinto un Oscar con le canzoni di Mary Poppins.Le loro composizioni per Mago Merlino e company non sono diventate degli evergreen, ma sono comunque piacevoli ed orecchiabili: la classica scena d’apertura dei film Disney col libro miniato è sottolineata dal brano La spada nella roccia (The legend of the sword in the stone); Mago Merlino (Higitus Figitus) è la formula magica con cui Merlino rimpicciolisce tutti gli oggetti della sua capanna; Ciò che fa girare il mondo ( That’s what makes the world go round) viene cantata da Merlino nella scena in cui lui e Semola si tramutano in pesci e devono affrontare le fauci di un mostruoso luccio;con La cosa più inebriante ( A most befuddling thing), Merlino spiega a Semola, tramutato in scoiattolo e “ perseguitato” da una deliziosa scoiattolina i misteri dell’attrazione erotica; infine Maga Magò (Mad Madam Mim), è il buffo motivetto con cui la strega fa propaganda al terrorizzato Semola dei suoi poteri magici.

LA VERSIONE ITALIANA

La spada nella roccia, distribuito per la prima volta in Italia per il Natale 1964 a cura della Rank film, ha sempre goduto di grande popolarità presso il nostro pubblico, diversamente da quanto è accaduto in patria: il ciclo di Artù da noi non è mai stato considerato argomento sacro e le voci italiane, al contrario di quelle originali, sono eccellenti, supportate al solito dalla spassosa traduzione di Roberto de Leonardis, autore come sempre anche dei testi delle canzoni. L’ottima direzione musicale di Alberto Brandi, con la collaborazione di Pietro Carapellucci, ha fatto poi si che
gli stessi doppiatori rendessero al meglio anche le parti cantate, con notevoli effetti comici. Il prologo che racconta la leggenda della spada è cantato da Bruno Filippini, voce adattissima per un menestrello. Per la narrazione interviene invece il veterano e famosissimo Emilio Cigoli. Merlino è invece doppiato da Bruno Persa, spassoso nell’interpretazione delle canzoncine e provvisto di una sfumatura acida nella voce che restituisce al personaggio un pò di mistero e superiorità. Al contrario dell’originale, dove Semola aveva ben tre voci diverse, noi per fortuna abbiamo potuto ascoltare Massimo Giuliani che, da adulto, doppierà attori come Michael Douglas, Mel Gibson e John Belushi, che riesce perfettamente a rendere l’entusiasmo, il timore, la curiosità o lo sconforto mostrati dal suo personaggio. Il fratellastro di Semola, il tonto Caio è stato doppiato dal celebre Pino Locchi, in una caratterizzazione divertentissima (praticamente la voce è irriconoscibile) che rende ottimamente l’ottusità e il menefreghismo del personaggio. Sir Ettore ha la robusta voce di Giorgio Capecchi, che aveva doppiato il re Uberto di Sleeping Beauty, personaggio dalle caratteristiche fisiche simili. L’Oscar delle voci va però ai favolosi Lauro Gazzolo (Anacleto) e Lydia Simoneschi (Maga Magò). Si tratta di recitazioni irresistibili, che rendono giustizia alla simpatia dei personaggi e hanno contribuito non poco al successo del film. Gazzolo è scontroso, acido, prepotente, sarcastico, insomma è Anacleto, mentre la Simoneschi continua al meglio la sua serie di doppiaggi Disney : suadente, furiosa, sghignazzante, falsa; la sua Magò è tutto questo e il personaggio ne esce fuori con un risultato triplicato, rispetto alla voce originale, con una particolare menzione di merito per le parti cantate. Lydia Simoneschi regalerà ancora grandi cose alla Disney ( la Fata Smemorina della riedizione di Cenerentola, la favolosa Angela Lansbury del capolavoro Pomi d’ottone e manici di scopa) e avrà il riconoscimento del primo titolo di testa in una lunghissima carriera proprio con un cartone Disney: Robin Hood, dove interpreterà una irresistibile Lady Cocca.
La spada nella roccia è stato rieditato a cinema nel 1973 e nel 1980 ed ha poi trionfato in videocassetta ed in televisione. Tre sono state le edizioni in dvd, mentre la versione in blu ray disc è caratterizzata da un formato d'immagine e da una qualità estremamente deludenti. Straordinaria invece, per resa, definizione e colori, la versione uffciale su pellicola super 8 distribuita in Inghilterra dalla Derann Film, oggi uno dei memorabilia da collezione del film tra i più ricercati e costosi.



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Si sbava dinanzi a queste perle, grande Nù wink.gif


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Due dei miei classici preferiti! clapclap.gif clapclap.gif clapclap.gif Le riedizioni de "La carica dei 101" da noi sono andate tutte molto bene con la punta della stagione 85-86 dove il film arrivò addirittura in top ten! ^^ Ha fatto meglio solo la riedizione di Biancaneve per il cinquantenario!
Il duello di magia tra Maga Magò e Merlino penso sia uno dei picchi dell'animazione disneyana! ^^ E quella Crudelia assatanata nel finale!?! Oh, mamma!

CITAZIONE (Alessio (WDSleepingBeauty) @ 29/4/2016, 15:15) *
Si sbava dinanzi a queste perle, grande Nù ;)

Già! ^^
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MARY POPPINS

IL FILM

Uscito nel 1964, Mary Poppins è il film che può definirsi la “summa” di tutta la poetica di Disney: Tratto da una serie di racconti di Pamela Travers narra di un personaggio di fantasia, una governante capace di volare portata dal vento, che porta una buona dose di serenità in un mondo grigio e sempre uguale a se stesso, lasciando un messaggio di amore e di amicizia. L’interesse di Disney per il soggetto risale ai primi anni ‘40. La figlia stava leggendo il libro e Disney ne comprese subito la potenzialità. Pamela Travers fu però riluttante ad acconsentire alla riduzione cinematografica e si arrese solo dopo circa vent’anni a condizione che il soggetto del film venisse da lei personalmente approvato. Ci volle tutta l’abilità dialettica di Walt per convincerla ad accettare alcune modifiche apportate dagli sceneggiatori, ma alla fine il soggetto venne approntato. Richard e Robert Sherman composero quella che probabilmente resta la loro colonna sonora più mitica, ricca di canzoni memorabili e collaborarono a scegliere i migliori episodi del libro originale in perfetto accordo con Disney. Molti erano scettici sulla decisione di Walt di fare del film un vero musical nella migliore tradizione hollywoodiana, ma il produttore sapeva il fatto suo: molte sequenze dei suoi precedenti film non avevano nulla da invidiare alle migliori cose prodotte nel genere dalla MGM e fu un vero colpo di genio l’ingaggio di Marc Breaux e Dee Dee Wood come coreografi: la danza degli spazzacamini sui tetti di Londra, per citare un solo “numero”, fu straordinaria, degna del celebre balletto ideato da Stanley Donen per Sette spose per sette fratelli. Regista del film fu Robert Stevenson, che aveva già diretto per Disney film famosi come Un professore tra le nuvole e I figli del capitano Grant. Mary Poppins confermò il suo talento. La sceneggiatura venne affidata a Bill Walsh e Don Da Gradi che scrissero un copione irresistibile, con molti spunti satirici nei confronti della Londra di inizio secolo, a cui si può forse solo addebitare l’eccessiva lunghezza della scena con lo zio Albert e di quella nella banca. La Londra del 1910 venne interamente ricostruita negli studi Disney, con uno stile da libro illustrato che contribuisce a creare un atmosfera fiabesca. Gli effetti speciali che permettono a Mary Poppins di operare le sue magie, curati da Peter Ellenshaw, Eustace Lycett e Robert A. Mattey con l’apporto tecnico di Ub Iwerks, sono spettacolari e vennero premiati con un Oscar, per non parlare della splendida fotografia in technicolor di Edward Coleman e del delizioso episodio a cartoni animati affidato alla competente regia di Hamilton Luske, con una fusione perfetta di attori e cartoni. In effetti il mondo di fantasia che ci viene presentato è perfettamente credibile e ancora oggi scene come l’arrivo di Mary Poppins o la danza di Bert con i pinguini lasciano a bocca aperta. Gli attori contribuirono con il loro carisma al trionfo della pellicola, guidati da una Julie Andrews al suo debutto sullo schermo in stato di grazia . Il successo fu completato dall’attribuzione di cinque Oscar: migliore attrice (Julie Andrews), miglior musica e canzone originale ( i fratelli Sherman), miglior montaggio (Cotton Warbuton) e migliori effetti visivi. Per quanto riguarda gli attori, raramente si è visto in un film musicale un cast così simpatico, perfetto, accattivante. E’ noto che Disney pensava, per la parte di Mary Poppins a Mary Martin o Bette Davis, essendo il personaggio della Travers una donna di mezza età. Resosi però conto della qualità del lavoro musicale degli Sherman, cominciò ad orientarsi verso una cantante più giovane.
Julie Andrews era una stella di Broadway dove aveva trionfato con The boy friend e My fair lady, in cui era stata una irresistibile Elisa Doolittle. All’epoca stava recitando nel Camelot di Lerner e Loewe e Disney si recò allo spettacolo, rimanendo colpito dalla sua voce, dalla presenza scenica e dall’irresistibile modo di fischiare. Così propose subito all’attrice il ruolo di governante volante.
Julie esitò ad accettare, in primis perchè un suo provino cinematografico precedente non aveva avuto fortuna e poi perchè sapeva che la Warner Bros stava preparando la versione cinematografica di My fair lady e sperava ovviamente di parteciparvi.. Una visita agli studi Disney la convinse però del fascino del progetto e così firmò un accordo per la parte, subordinato alla clausola che avrebbe abbandonato la produzione se fosse stata chiamata dalla Warner per il ruolo di Elisa Doolittle. Jack Warner invece la ignorò e scelse una delle sue attrici preferite, Audrey Hepburn. La Andrews riversò dunque liberamente tutte le sue energie su Mary Poppins e riuscì a creare una magia che non si è ancora esaurita: in Mary troviamo tutto il suo talento di cantante, ballerina, attrice finissima, con una interpretazione che, come scrisse Christopher Finch, trova la sua chiave nella capacità di “apparire sempre a posto e perbene e tuttavia al tempo stesso di sembrare continuamente sull’orlo di una meravigliosa follia”. Momenti di grande intensità emotiva sono poi raggiunti nel numero musicale Feed the birds, in cui Mary spiega ai bambini la poesia del personaggio della venditrice di mangime per i piccioni, interpretata in un delizioso cameo da Jane Darwell, e nel finale, quando guarda commossa i bambini felici col padre. Irresistibili sono poi l’aplomb con cui affronta il signor Banks ( un bravissimo David Tomlinson) nella scena dell’assunzione o quando vince la corsa dei cavalli e inventa il famoso scioglilingua Supercalifragilistic-espiralidoso. Dick van Dyke, famoso attore televisivo, interpreta con simpatia il ruolo dello spazzacamino tuttofare Bert. Al suo personaggio tocca l’importante compito di far riavvicinare mr. Banks ai propri figli ( e viceversa) oltre a fungere da perfetto accompagnatore per Mary/Julie in alcuni travolgenti numeri musicali. David Tomlinson è perfetto nella parte dell’irreprensibile bancario che vede la propria vita sconvolta dal “ciclone Poppins”. Glynis Johns, che Disney aveva già utilizzato nei film inglesi con Richard Todd come Rob Roy e La spada e la rosa, venne scelta per lo spassoso personaggio di Mrs. Banks, una irresistibile militante suffragetta. La Johns in realtà aspirava al ruolo della protagonista ma poi si lasciò convincere anche perchè i fratelli Sherman adattarono al suo personaggio un numero musicale, Sister suffragette, in origine pensato per Julie Andrews, che avrebbe infatti all’inizio dovuto chiamarsi Practically perfect in every way (praticamente perfetta sotto ogni aspetto). Il numero riuscì benissimo e la Johns fu deliziosa nella parte. I bambini, Karen Dotrice e Matthew Garber, nella parte di Jane e Michael, avevano già interpretato il film Disney The three lives of Thomasina , uscito nel 1964 ( Le tre vite della gatta Tommasina, proiettato da noi solo in TV ). Altrettanto formidabili i caratteristi: Hermione Baddeley e Reta Shaw irresistibili domestiche di casa Banks; Elsa Lanchester nel ruolo cameo di tata Katie, la bambinaia che si licenzia all’inizio del film; Arthur Treacher nella parte dell’agente Jones; il favoloso ammiraglio Boom di Reginald Owen che la mattina sveglia il quartiere a colpi di cannone - segnale orario e infine il divertente zio Albert di Ed Wynn. Una ciliegina sulla torta è poi l’irriconoscibile Mr. Dawes senior, interpretato dallo stesso Dick van Dyke, ottimamente supportato da Arthur Malet nella parte del figlio Mr. Dawes Jr.
Le canzoni hanno poi contribuito in maniera determinante al successo del film. Il lavoro di Richard e Robert Sherman per Mary Poppins è probabilmente il loro capolavoro: 13 brani, la maggior parte dei quali sono oggi dei veri “classici”. I numeri contribuiscono alla narrazione della storia e definiscono al tempo stesso i personaggi: la signora Banks magnifica le virtù delle suffragette con Suffragette a noi ! (Sister suffragette). Le fa eco il marito con Io vivo come un re (The life I lead) elogio del suo stile di vita. Jane e Michael preparano un inserzione per cercare La tata perfetta (The perfect nanny). Mary Poppins, appena autoassunta, coinvolge i bambini nel riordino della nursery con la celebre Un poco di zucchero (A spoonful of sugar): è irresistibile il momento in cui l’immagine riflessa nello specchio funge da seconda voce e decide poi di strafare buttandosi sulle note alte provocando il disappunto di Mary. Il viaggio nel disegno di Bert, la favolosa sequenza animata del film, ci presenta la canzone Com’è bello passeggiar con Mary (Jolly Holiday) e culmina con la cebre danza dei pinguini camerieri. Quando vince la corsa dei cavalli Mary commenta la sua vittoria, come già detto con la travolgente Supercalifragilistic -espiralidoso ( Super-cali-fragilistic-ex -pi -ali-docious). Al rientro Mary canta ai bambini la famosa ninna nanna “al contrario” Stiamo svegli (Stay Awake). La sequenza dello zio Albert che galleggia per aria a causa del troppo ridere presenta la canzone Rido da morire ( I love to laugh) eseguita da Ed Wynn, Julie, Dick van Dyke e dai bambini. Julie e David Tomlinson interpretano poi L’educazione dei bambini ( A british bank), sulla stessa musica di Io vivo come un re. La sequenza successiva, forse la più bella di tutto il film, vede Mary interpretare il già citato brano Sempre, sempre, sempre (Feed the birds), certamente la canzone preferita da Disney stesso tra tutte quelle composte per i suoi film. Dopo il lavoro Walt invitava spesso i fratelli Sherman nel suo studio e gli chiedeva di suonarla per lui al piano. Si tratta in effetti di un brano struggente, interpretato magnificamente da Julie Andrews. La sequenza dei bambini alla banca vede Dick Van Dyke, nella parte di mr. Dawes Sr. eseguire Due penny in banca ( Fidelity fiduciary bank). La scena successiva vede Dick Van Dyke interpretare il brano vincitore dell’Oscar Cam caminì (Chim Chim Cheree) . Nel finale Julie si unisce a lui e gli spazzacamini li festeggiano cantando e ballando con loro Tutti insieme (Step in time), composta dagli Sherman sulla base della canzone popolare inglese Knees up Mother Brown (Su le ginocchia mamma Brown), una delle sequenze più vivaci della storia del cinema musicale. David Tomlinson riflette poi con Dick Van Dyke sulle Amarezze della vita (A man has dreams). La metamorfosi finale del signor Banks è sottolineata da L’Aquilone (Let’s go fly a kite) , cantata da Tomlinson, Glynis Johns e van Dyke e conclusa in un eccitante crescendo dal coro, mentre scorrono i titoli di coda.

LA VERSIONE ITALIANA

Mary Poppins è stato distribuito in Italia a distanza di un anno dall’uscita in patria, nell’ottobre 1965.
La distribuzione era curata dalla Rank Film e la Disney diede grande risalto pubblicitario agli Oscar vinti. Curiosamente dai manifesti sparì ogni accenno ai fratelli Sherman (in Italia i musical non hanno mai avuto molta fortuna); alla volontaria “dimenticanza” si pose rimedio nel manifesto della successiva edizione del 1976. Il doppiaggio italiano del film è al solito, perfetto. Si può anzi senza dubbio affermare che Mary Poppins è l’unico musical, con la possibile eccezione di My Fair Lady e Tutti insieme appassionatamente, in cui la traduzione delle canzoni non stona assolutamente. Anni di esercizio con le canzoni dei lungometraggi animati avevano dato i loro frutti e, al contrario dei pedestri risultati ottenuti con alcuni musical MGM, ascoltare Mary Poppins in italiano è una gioia. Come direbbe la stessa Mary, quando ci vuole ci vuole. Tradotto da Roberto de Leonardis, il film si avvale del tradizionale prezioso contributo dei doppiatori della CDC, al loro meglio.
Le canzoni sono adattate in italiano dallo stesso de Leonardis (Pertitas), con la collaborazione di Antonio Amurri, ad eccezione di Com’è bello passeggiar con Mary e Sempre, Sempre, Sempre adattati dal solo de Leonardis. La traduzione dei testi è fedele in maniera maniacale all’originale e un confronto tra le due versioni lascia sbalorditi. Con la direzione musicale di Alberto Brandi e il coro di Pietro Carapellucci ( bellissimo il doppiaggio di Step in time) tutti gli artisti hanno dato il meglio. Julie Andrews si avvale della deliziosa Maria Pia Di Meo, già voce della principessa Aurora. L’aderenza alla recitazione della Andrews è perfetta, nelle minime sfumature, come quando rimprovera la sua immagine allo specchio o quando, nella sequenza dello zio Albert si avverte il sorriso dietro l’imperturbabilità mentre dice ai bambini “tornate subito giù!”.Sua partner per le canzoni è ancora Tina Centi. La Centi è dotata di un timbro vocale molto dolce, capace di adattarsi con estrema facilità a tutte le sfumature richieste dalle canzoni doppiate. E’ trascinante in Un poco di zucchero, struggente ed intensa in Sempre, sempre sempre, dolce in Com’è bello passeggiar con Mary, travolgente in Supercalifragilistic espiralidoso , queste due cantate in coppia con Oreste Lionello, straordinario doppiatore di Dick van Dyke ancora libero dalle elucubrazioni mentali di Woody Allen. La voce di Lionello è perfetta sia come attore che come cantante ed inoltre il doppiaggio ha eliminato lo sgradevole -e poco riuscito- accento cockney sfoggiato da Dick Van Dyke, sempre criticato in patria. David Tomlinson parla -e canta!- italiano grazie a Giuseppe Rinaldi, vecchia conoscenza dei film Disney, spiritoso nella recitazione e nell’interpretazione di Io vivo come un re e viene egregiamente sostenuto da Rosetta Calavetta, doppiatrice di Glynis Johns, irresistibile nel numero Suffragette a noi. Bruno Persa doppia Ed Wynn-zio Albert mentre i bambini sono affidati ai giovanissimi Sandro Acerbo e Liliana Sorrentino. Alcuni dei nostri più grandi doppiatori recitano poi nei piccoli ruoli del film: Renata Marini doppia Elsa Lanchester -tata Katie; Lydia Simoneschi è irresistibilile nella parte della cuoca signora Brill (Reta Shaw), la cameriera Ellen (Hermione Baddeley ) è doppiata da Dhia Cristiani; l’ammiraglio Boom di Reginald Owen si avvale della spiritosa caratterizzazione di Giorgio Capecchi. I brevi ruoli della vecchietta dei piccioni -Jane Darwell , di mr Dawes, Jr e dell’agente Jones si avvalgono rispettivamente di Maria Saccenti (la Mammy di Via col vento, zia Tempy nei Racconti dello zio Tom) , Lauro Gazzolo (indimenticabile Anacleto de La spada nella roccia) e di Arturo Dominici. Per la riedizione speciale del 30° anniversario anche la versione italiana del film è stata dotata di suono Dolby Stereo e sono stati tradotti integralmente i titoli di testa e di coda. Una curiosità: in quest’ultima versione italiana, nell’elenco finale degli attori, al turno di Mr. Dawes Sr. le lettere che formano l’anagramma del nome di Dick Van Dyke vanno al loro posto e il nome dell’attore viene svelato. In precedenza questa parte dei titoli era sostituita dall’elenco dei cantanti della versione italiana. Purtroppo, nella peraltro splendida versione uscita in dvd e blu ray, nulla dei titoli italiani si è preservato.







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CITAZIONE (nunval @ 4/6/2016, 1:01) *
sono stati tradotti integralmente i titoli di testa e di coda

"Tradotti" è una parola grossa, ricordo che Sudicio Briccone faceva notare che "nursery" è stato reso con "asilo nido" sick.gif De Leonardis si sarà rivoltato nella tomba...


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Jennifer Jones, Susan Hayward, Gene Tierney, Lauren Bacall
Silvana Mangano, Sophia Loren, Alida Valli
ecc. ecc. ecc.
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IL LIBRO DELLA GIUNGLA

IL FILM
Walt Disney aveva da molto tempo in mente un lungometraggio tratto dai Libri della Giungla di Rudyard Kipling, ma la difficoltà di strutturare una trama ben precisa ne aveva sempre rimandato la realizzazione. Finalmente, quando si decise a partire col progetto, consegnò una copia del libro allo sceneggiatore Larry Clemmons, raccomandandogli : “la prima cosa che farai sarà di non leggerlo”. Infatti il film conserva dell’originale solo alcuni personaggi e una vaga idea della trama. Walt Disney partecipò alle riunioni di sceneggiatura con lo stesso entusiasmo dei tempi di Biancaneve e, nonostante non ci si trovi di fronte ad una storia molto solida, la ricchezza dei personaggi e lo splendore dei numeri musicali fanno si che la giungla di Disney non faccia assolutamente rimpiangere quella di Kipling. La semplice trama racconta la storia del cucciolo d’uomo Mowgli, allevato nella giungla dai lupi e costretto a lasciare il branco perchè oggetto dell’odio della tigre Shere Khan. Il film descrive il suo viaggio attraverso la giungla per tornare al villaggio degli uomini accompagnato dalla pantera Bagheera e gli animali che incontra, tra cui il simpatico orso Baloo, che lo adotta come figlio ( uno dei più bei personaggi Disney in assoluto), il Colonnello Hathi, che marcia attraverso la giungla con la sua pattuglia di elefanti , le scimmie, che lo rapiscono per volere del loro Re Luigi, ansioso di conoscere il segreto del fuoco , e il serpente boa Kaa. Il ragazzo alla fine sarà aiutato a sconfiggere la tigre da un quartetto di simpaticissimi avvoltoi e dallo stesso Baloo. Nel finale sarà l’incontro con una deliziosa ragazzina a convincerlo a dire arrivederci ai suoi amici e a dirigersi verso il villaggio degli uomini. Tutti i personaggi sono formidabili, dagli elefanti a Kaa, da Bagheera a Baloo ( il duetto -scontro caratteriale pantera /orso è irresistibile), ma la sequenza più memorabile per ritmo e divertimento è quella delle scimmie, in cui Baloo prende tutti in giro travestendosi da scimpanzè per distrarre Re Luigi, mentre Bagheera tenta di recuperare Mowgli. Un altra scena spettacolare è il confronto finale tra Mowgli e Shere Khan, in cui gli effetti speciali (pioggia e fuoco) sono davvero sbalorditivi. In realtà, oltre ai dialoghi spumeggianti ( per la prima volta gli animatori disegnarono i personaggi ispirandosi alle caratteristiche fisiche e vocali degli attori che davano loro la voce), gli effetti e i fondali, ripresi con la favolosa macchina a piani multipli, sono veramente eccezionali e i fiumi e le cascate della giungla sono talmente perfetti da dare l’illusione di poterli toccar con mano. Ovviamente le musiche e le canzoni furono di vitale importanza per la riuscita del progetto. Il commento musicale venne composto da George Bruns, mentre le canzoni furono composte quasi tutte da Richard e Robert Sherman, con l’importante eccezione di The bare necessities (Lo stretto indispensabile), inno ufficiale dell’orso Baloo, composta da Terry Gilkyson. Le altre canzoni sono Colonel Hathi’s March ( La marcia degli elefanti), cantata appunto dalla pattuglia di Hathi; I wanna be like you (Voglio essere come te ), biglietto di presentazione di re Luigi; Trust in me (Spera in me) composta dagli Sherman col preciso intento di sottolineare la pronuncia sibilante di Kaa; That’s what friends are for (Qui siamo noi) , cantata dagli avvoltoi per rincuorare Mowgli. La ragazzina di cui Mowgli si innamora canta My own home (Casa mia) e nel finale Bagheera e Baloo improvvisano un duetto sulle note di Lo stretto indispensabile. Davvero la colonna sonora del Libro della Giungla è una delle più belle e riuscite. Purtroppo Walt Disney, scomparso nel dicembre 1966, non riuscì a vedere completato il suo canto del cigno. La pellicola uscì negli Stati Uniti nell’ottobre 1967 e divenne subito un classico .

LA VERSIONE ITALIANA

Il libro della giungla venne distribuito per la prima volta in Italia nel dicembre 1968, a cura della DCI, (Distribuzione Cinematografica Italiana), una compagnia indipendente che distribuì da noi i film Disney nella stagione 68/69, dopo la chiusura delle agenzie Rank . Ancora oggi Roy de Leonardis e tutto lo staff della Royfilm considerano questo film come uno dei loro preferiti e senza dubbio il più divertente. Infatti l’equipe di Roberto de Leonardis , sempre impegnato in prima persona per i dialoghi e la versione italiana delle canzoni, con Pietro Carapellucci alla direzione delle canzoni (con l’apporto immenso del suo coro) e la sopraffina direzione del doppiaggio del grande Giulio Panicali, seppe superare se stessa. I doppiatori sono sempre i favolosi attori della CDC, che hanno fornito caratterizzazioni superbe, spesso superiori all’originale: infatti la stessa Disney, sempre così severa nel giudicare le edizioni straniere, ha dovuto ammettere che la versione italiana è la migliore dopo l’originale. In considerazione della qualità del lavoro svolto, Roberto de Leonardis chiese ed ottenne che per la prima volta i nomi dei doppiatori e principali collaboratori della versione italiana fossero resi noti sia nei titoli di testa italiani che sulla copertina del disco realizzato nel 1968 dalla Creazioni Walt Disney con la registrazione della colonna sonora italiana.
La prima voce che udiamo è quella di Bagheera (voce originale di Sebastian Cabot), doppiata dal bravissimo Corrado Gaipa, che aveva da poco dato la voce all’indimenticabile Spencer Tracy di Indovina chi viene a cena. I lupi che allevano Mowgli parlano grazie a Manlio Busoni (Akela) e Luciano de Ambrosis (Rama).
Mowgli invece è stato doppiato da Loris Loddi, famoso attore bambino dell’epoca (era stato il figlio della Taylor e Harrison in Cleopatra), mentre per le parti cantate la voce appartiene al bravo Luigi Palma. L’orso Baloo, a cui aveva dato la voce in originale Phil Harris ha la voce del bravissimo e compianto Pino Locchi, che ha caratterizzato il personaggio con grande ricchezza di toni, dalla spavalderia all’allegria, con un tocco di tenerezza e di rabbia, fino alla commozione nel finale. Per le canzoni Baloo si avvale invece della potente voce di Tony De Falco. La tigre Shere Khan, caratterizzata nell’originale dai toni pomposi e suadenti di George Sanders ha nella versione italiana la non meno azzeccata voce di Carlo D’Angelo, famoso attore e doppiatore, che aveva doppiato molti film per la ODI negli anni 50 (ricordiamo Robert Taylor in Quo Vadis e John Barrymore nella riedizione di Grand Hotel). Il serpente Kaa (voce originale del veterano Sterling Holloway) ha trovato la perfetta caratterizzazione nell’eccezionale Sergio Tedesco, già doppiatore del principe della Bella Addormentata, irresistibile nei suoi suadenti e perfidi sibili, mentre Luigi Pavese è stato praticamente la scelta obbligata per quel trombone del colonnello Hathi. La famiglia dell’elefante è degnamente composta dalla moglie Guendalina (un’altra irresistibile caratterizzazione della deliziosa Lydia Simoneschi, impagabile nei suoi sfottò) e dal piccolo Sandro Acerbo, il figlio di Hathi.
Re Luigi parla e canta con la buffa caratterizzazione di Lorenzo Spadoni, mentre la bella voce della ragazza indiana appartiene ad Amalia De Rita. Una piccola chicca sono poi le voci degli avvoltoi che appartengono a Carlo Romano, Bruno Persa e Oreste Lionello, davvero riuscitissime, mentre la loro canzone è affidata allo strepitoso complesso vocale del maestro Carapellucci. L’ascolto di queste magnifiche voci è davvero un piacere e il risultato è davvero tra i più alti mai raggiunti nel doppiaggio italiano. Il film è stato rieditato in Italia per ben tre volte prima dell’uscita in video (1976, 1983 e 1989) sempre con grandissimo successo.







Tra le foto che ho inserito vi prego di notare la maestosità della prima, che proviene dal blog della figlia del grande e compianto Bruno Napoli, Emanuela. Si tratta del bozzetto originale per il manifesto sei fogli orizzontale per la prima edizione del film.
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GLI ARISTOGATTI

IL FILM

Uscito nel dicembre 1970, The Aristocats è il primo lungometraggio animato realizzato dopo la morte di Walt Disney. Il film ottenne straordinario successo e confermò la leadership della Disney nell’intrattenimento familiare. Tratto da un racconto di Tom Mc Gowan e Tom Rowe, il film narra di una raffinata gatta, Duchessa e dei suoi tre gattini, che vengono nominati eredi universali dalla loro padrona, madame Adelaide e rischiano di essere eliminati dal perfido maggiordomo Edgar, che dovrebbe entrare in possesso dell’eredità alla loro morte. In loro aiuto interviene un simpatico gatto randagio di nome Romeo che, con l’aiuto dei suoi amici (una band di scatenati gatti randagi suonatori di jazz) riuscirà ad eliminare il perfido maggiordomo e a conquistare il cuore di Duchessa. La Parigi del 1910 è ottimamente resa con scenografie realizzate nello stesso stile della Carica dei 101, e la brillante regia di Wolfgang Reitherman, coproduttore insieme a Winston Hibler, rende Gli Aristogatti un vero classico moderno. La deliziosa sceneggiatura inserisce nella trama molti personaggi di contorno davvero divertenti: le varie digressioni non perdono mai di vista il nucleo centrale della trama: si pensi all’ episodio dei due cani Napoleone e Lafayette che assalgono Edgar: la loro carica provoca lo sbalzo del cestino dei gatti dalla motocarrozzetta. Anche i personaggi delle due maldestre oche svolgono il fondamentale ruolo di deus ex machina per il salvataggio del povero Romeo in procinto di affogare. I personaggi vennero ideati ispirandosi alle caratteristiche fisiche e vocali degli attori che prestavano loro la voce, come era già avvenuto per Il Libro della Giungla. In particolare Duchessa ha tutto lo charme europeo di Eva Gabor, mentre Romeo ( il nome completo in originale è Abraham de Lacy Giuseppe Casey Thomas O’ Malley) presenta molte delle caratteristiche di Baloo, essendo la voce quella dell’orso, cioè Phil Harris. La caratterizzazione del gatto randagio che scopre l’istinto paterno è perfetta: l’idillio tra i protagonisti è sviluppato sia in termini visivi, nei gesti e nel gioco di sguardi, sia nella sceneggiatura: Duchessa passa quasi impercettibilmente da un formale monsieur Romeo al semplice Romeo, nella scena in cui il gatto sta per annegare. Impossibile non citare, tra gli animatori del film, alcuni dei "Nine Old Men", realizzatori di scene straordinarie: Milt Kahl, Frank Thomas, Ollie Johnston, John Lounsbery, Eric Larson. Tra i realizzatori dei fondali, c'è anche Al Dempster, illustratore di tanti magnifici libri ricavati dai film Disney.
Al successo del film contribuirono anche le belle musiche di George Bruns e le deliziose canzoni. Per il tema principale The Aristocats, composto da Richard e Robert Sherman, Bill Anderson convinse il grande Maurice Chevalier ad abdicare temporaneamente al suo ritiro dalle scene per cantarlo nei titoli del film; Chevalier , tra lo stupore generale, accettò subito la proposta, come omaggio personale alla memoria di Walt Disney e la sua interpretazione,incisa sia in francese che in inglese, si rivelò una vera e propria chicca. I fratelli Sherman composero anche la deliziosa Scales and arpeggios (Concertino a quattro zampe), la lezione di musica di Minou e Bizet, e She never felt alone, affidata al personaggio di Duchessa (questa canzone è però, nel film, solamente "recitata"dalla protagonista) . La canzone che introduce il personaggio di Romeo Thomas O’Malley (Romeo Swing) è opera invece di Terry Gilkyson, già compositore de Lo stretto indispensabile, mentre Floyd Huddleston e Al Rinker sfornarono l’irresistibile Everybody wants to be a cat ( Alleluia tutti Jazzisti), con cui i gatti randagi si scatenano in onore di Duchessa e dei gattini.


LA VERSIONE ITALIANA

Distribuito in Italia per il Natale 1971 a cura della Cinema International Corporation, Gli Aristogatti divenne istantaneamente un classico e tale è rimasto nel corso degli anni con una popolarità presso il pubblico superata solo da La carica dei 101,Biancaneve e Cenerentola. Molto del merito va anche all’azzeccatissima versione italiana di Roberto de Leonardis, realizzata dalla Fono Roma e diretta da Mario Maldesi, con la collaborazione dei doppiatori della CVD, una compagnia formatasi nel 1970 da una scissione della CDC. De Leonardis tradusse al solito anche tutte le canzoni, il cui doppiaggio venne curato da Pietro Carapellucci, con la partecipazione del suo coro e della deliziosa voce di Gianna Spagnulo per le canzoni di Duchessa, a cui sarebbe toccato l’onore di doppiare l’anno successivo le canzoni di Biancaneve per la nuova edizione del film. Il doppiaggio italiano degli Aristogatti differisce leggermente nella caratterizzazione dei personaggi principali di Duchessa e Romeo. La voce originale di Duchessa, Eva Gabor è molto sofisticata ma dotata di un timbro nasale. Il personaggio acquista moltissimo con la voce di Melina Martello, sofisticata quanto basta, ma ricca di sfumature e di piccoli tocchi di dolcezza che nell’originale si avvertono meno. Piccoli capolavori di intensità emotiva sono la scena in cui Duchessa parla a Romeo del profondo rapporto che la lega a madame Adelaide e il dialogo tra i due sui tetti di Parigi al chiaro di luna. Romeo venne doppiato dal compianto Renzo Montagnani e il risultato è davvero memorabile, paragonabile a quello ottenuto 22 anni dopo da Gigi Proietti col genio di Aladdin. Oltre alla bravura e al calore umano che traspare dalla caratterizzazione dell’attore, a Roberto de Leonardis va il grande merito di aver fatto parlare il gatto con accento romanesco, il che permise a Montagnani di caratterizzare il personaggio con una serie di invenzioni verbali tipicamente dialettali del tutto assenti dalla versione originale. Pur fedelissimo al dialogo della versione inglese, il Romeo italiano resta una creatura di Montagnani e de Leonardis, mentre il Phil Harris dell’originale è effettivamente una replica “felina” di Baloo. Il topo Groviera ha la spassosa voce di Oreste Lionello, all’epoca re delle voci dei cartoons e già doppiatore per la Disney del famoso orsetto Winny Puh ( tra l’altro sia Puh che Groviera hanno la stessa voce originale, Sterling Holloway). Edgar si avvale della bravura di Renato Turi, famosa voce di Walter Matthau, già voce di Gaspare nei 101, eccezionale nel sottolineare tutte le paure e la goffaggine di un cattivo piuttosto imbranato.
Il gatto jazzista Scat Cat ha invece la voce dello straordinario Corrado Gaipa, già ascoltato nella parte di Bagheera.
I tre gattini parlano con i deliziosi toni di tre famosi baby doppiatori dell’epoca, oggi tra i maggiori del settore: Riccardo Rossi ( Matisse); Emanuela Rossi (Bizet) e la favolosa Minou di Cinzia de Carolis. Lo stesso Lionello ritorna nel divertente ruolo di Georges Hautecourt, avvocato di Madame Adelaide, doppiata dalla grande Wanda Tettoni, famosa attrice di teatro, doppiatrice di Katharine Hepburn negli anni 40 e 50, scomparsa subito dopo aver doppiato Gloria Stuart/Rose in Titanic.
I due cani che perseguitano Edgar sono doppiati, sempre in tono dialettale, da Renato Cortesi ( Lafayette) e Mario Feliciani (Napoleone). Come dimenticare poi le oche inglesi Adelina e Guendalina Bla Bla, caratterizzate in modo strepitoso da Solvejg d’Assunta ed Angiolina Quinterno (Non siamo tortore! Siamo ocheee!) I loro scambi di battute con un Romeo/Montagnani da antologia sono indimenticabili. Tra i caratteristi l’oscar della simpatia va però all’irresistibile zio Reginaldo di Gianni Bonagura ', che ha arricchito col suo talento un personaggio già di per sè delizioso: un' oca ubriaca per essersi scolata tutta la pentola del Madera in cui avrebbe dovuto essere rosolata.







Nelle scansioni un flano di una brochure Disney del 1970 , un flano del 1971 per i quotidiani e lo scatolino dell'estratto in 8mm del film che venne stampato quello stesso anno.
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LucaDopp
messaggio 28/6/2016, 15:03
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Grazie per queste chicche Nun! clapclap.gif E visto che siamo vicini al periodo in questione, volevo linkare a chi conosce l'inglese l'interessante racconto della transizione dai Nine Old Men all'arrivo di Katzenberg. Questa storia si intitola Mouse in Transition ed è stata scritta da Steve Hulett (sceneggiatore Disney in quel periodo, ha lavorato a tutti i Classici dal 1981 al 1988) e pubblicata in 19 capitoli su Cartoon Brew nel 2014-2015 e in seguito anche come libro. Il primo capitolo lo trovate qui.
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Fra X
messaggio 29/6/2016, 20:12
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Assieme a RH questi due film secondo me costituiscono l'ideale trilogia scanzonata dei classici. biggrin.gif
"... e fegato d' oca annaffiato con madera".
"Fiato da leone. A questo ce l'hanno affogato nel madera".
"Orribile. Essendo inglese avrei preferito con lo cherry".

eheheh.gif Oggi un po improponibile mi sa! dry.gif tongue.gif

CITAZIONE (LucaDopp @ 28/6/2016, 16:03) *
E visto che siamo vicini al periodo in questione, volevo linkare a chi conosce l'inglese l'interessante racconto della transizione dai Nine Old Men all'arrivo di Katzenberg. Questa storia si intitola Mouse in Transition ed è stata scritta da Steve Hulett (sceneggiatore Disney in quel periodo, ha lavorato a tutti i Classici dal 1981 al 1988) e pubblicata in 19 capitoli su Cartoon Brew nel 2014-2015 e in seguito anche come libro. Il primo capitolo lo trovate qui.

Si, l'ho letto. Molto interessante con anche momenti poco conosciuti.
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POMI D’OTTONE E MANICI DI SCOPA

IL FILM
Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and broomsticks, 1971) è il primo grande musical prodotto dalla Disney dopo il trionfo di Mary Poppins e in esso si ritrovano tutti i pregi del film precedente, oltre ad una strabiliante serie di effetti speciali addirittura superiori. Tratto liberamente da una coppia di romanzi della scrittrice inglese Mary Norton, di cui Walt Disney aveva acquistato i diritti ancor prima di quelli di Mary Poppins, venne adattato per lo schermo dagli stessi sceneggiatori Bill Walsh e Don Da Gradi, ai quali si deve l’idea di trasferire l’ambientazione della storia originale all’epoca della seconda guerra mondiale durante l’invasione nazista dell’Inghilterra. La trama ruota attorno al personaggio di Eglantine Price, una simpatica zitella di mezza età che, suo malgrado deve accogliere in casa tre orfani sfollati da Londra. La burbera signorina segue un corso di stregoneria per corrispondenza e proprio grazie ai tre bambini e al suo professore, un simpaticissimo ciarlatano, riuscirà a recuperare nell’isola incantata di Naboombu il medaglione che reca incisa una formula magica con cui dare vita alle cose inanimate. Con la magia l’apprendista strega utilizza le armature di un vecchio museo per mettere in fuga gli invasori nazisti appena sbarcati sull’isola. La prima del film si tenne a Londra nell’ottobre 1971. La regia si deve ancora a Robert Stevenson, senza dubbio uno dei più dotati registi Disney, con all’attivo, oltre a Mary Poppins classici come I figli del Capitano Grant, Zanna Gialla e Il fantasma del pirata Barbanera, senza dimenticare un successo del calibro di Un Maggiolino tutto matto. La brillante sceneggiatura, con la competente direzione artistica di Peter Ellenshaw e i superbi effetti speciali, opera di Eustace Lycett, portarono ad un risultato davvero incantevole. Per la parte di Egalntine Price venne scelta l’impareggiabile Angela Lansbury; altre candidate erano state Lynn Redgrave, Leslie Caron e ovviamente Julie Andrews. La Lansbury si rivelò una scelta perfetta e seppe creare un’indimenticabile Eglantine, ricca di sfumature e capace di passare dal personaggio di zitella irreprensibile delle prime scene alla donna che scopre prima l’amore materno verso i piccoli orfani e poi qualcosa in più per il suo simpatico insegnante. Davvero indovinata fu poi la scelta del veterano Disney David Tomlinson per la parte del professore -ciarlatano Emelius Brown. Tomlinson è adorabile sia quando tenta i suoi maldestri giochi di prestigio, sia quando fa la corte alla sua allieva; è addirittura superbo quando è obbligato a fare da arbitro nella partita di calcio a Naboombu. Straordinari sono poi i tre bambini Ian Weighill (Charlie), Roy Snart (Paul) e Cindy o’Callaghan (Carrie). Ai protagonisti sono poi affiancati ottimi e gloriosi caratteristi tra i quali spiccano Sam Jaffe nel ruolo di un poco raccomandabile libraio, John Ericson (il colonnello nazista Heller) e Roddy Mc Dowall (l’untuoso reverendo Mr. Jelk). Nella deliziosa sezione a cartoni animati diretta da Ward Kimball troviamo i personaggi del Merluzzo, dell’orso marinaio e del formidabile Re Leone di Naboombu, sempre accompagnato dall’irreprensibile uccello segretario. Spassosissimi poi gli animali giocatori di calcio: la iena, il ghepardo, il coccodrillo dall’imbattibile palleggio, lo struzzo fifone e i portieri gorilla ed elefante, ovviamente terrorizzato dai topi. I più simpatici sono però gli avvoltoi incaricati del servizio di pronto soccorso, che sarebbero felicissimi di un incontro ravvicinato con Mr. Brown. Una delle gemme del film è la musica, affidata agli straordinari Richard e Robert Sherman, con i favolosi arrangiamenti di Irwin Kostal. Le belle coreografie sono opera di Donald McKayle. Le canzoni sono :The old home guard, una deliziosa marcia militare; L’età del non mi cucchi ( The age of not believing), in cui Angela Lansbury convince Charlie a credere in un letto che vola; Eglantine , che viene cantata da Emelius per convincere la sua allieva ad unirsi a lui nello show business; Portobello road, uno splendido numero degno di Broadway, in cui la ricerca del libro di formule magiche è l’occasione per scoprire le meraviglie del famoso mercatino; Negli abissi del mare (The beautiful briny), che viene cantata e ballata da Eglantine ed Emelius sul fondo della laguna di Naboombu. Infine, Supercallimagic -extramotus (Substitutiary Locomotion) è eseguita da Eglantine e dai suoi amici durante le “prove” dell’incantesimo. Alcune canzoni vennero tagliate dall’edizione definitiva, tra cui i brani cantati da Angela Lansbury Nobody’s problem e A step in the right direction. Il film venne girato interamente negli studi Disney in cui vennero ricostruiti alcuni straordinari scorci di Portobello Road. Le armature protagoniste della favolosa carica finale erano state precedentemente usate per i film El Cid e Camelot.
Lo sfarzo ed i talenti impiegati nella produzione fruttarono al film l’Oscar per i migliori effetti speciali 1971. Purtroppo, nonostante il buon successo, i risultati al botteghino non furono ritenuti soddisfacenti e la Disney nel 1979 tagliò sciaguratamente la pellicola di ben venti minuti, a scapito di quasi tutte le sequenze musicali. Fortunatamente, purtroppo non in Italia, le riedizioni in videocassetta hanno recuperato le parti tagliate e, nel 1996, è stata realizzata una edizione speciale del 25° anniversario chge aggiunge altri 20 minuti, precedentemente tagliati al montaggio, ai 117 originari; la prima proiezione ufficiale di questa edizione si è tenuta all’ Academy of Motion Pictures arts and Sciencies nel settembre 1996.

LA VERSIONE ITALIANA


Pomi d’ottone e manici di scopa è stato distribuito per la prima volta in Italia nell’ottobre 1972 a cura della Cinema International Corporation. Ottenne grande successo e diventò immediatamente un classico. La versione italiana, i cui dialoghi vennero tradotti al solito da Roberto de Leonardis, si avvale della direzione musicale di Pietro Carapellucci, mentre il doppiaggio vero e proprio è diretto da Giulio Panicali, il grande doppiatore che aveva già diretto la versione italiana di molti film Disney. I doppiatori sono quelli della CD, nuova denominazione della CDC dopo la scissione che aveva portato alla fondazione della CVD. Lydia Simoneschi doppia con simpatia ed entusiasmo la grande Angela Lansbury, mentre il simpatico Emelius di David Tomlinson ha la voce di Giuseppe Rinaldi, che aveva già doppiato l’attore in Mary Poppins e, nello stesso periodo fornì una prova esemplare col Marlon Brando del Padrino. Roddy McDowall ha la voce di Massimo Turci, mentre l’infido libraio di Sam Jaffe trova la perfetta controparte italiana in Bruno Persa, già voce del Mago Merlino. Lo sfortunato colonnello nazista interpretato da John Ericson ha la voce del compianto Gianni Marzocchi, ottimo cantante ed attore di teatro: era del resto una vecchia conoscenza della Disney avendo doppiato nel 1963 Nino Castelnuovo per le sue canzoni con Annette Funicello nel film TV Escapade in Florence. Due anni dopo doppierà, ancora per la Disney l’indimenticabile gallo menestrello di Robin Hood. Altri due celebri doppiatori, Franca Dominici ( la matrigna di Cenerentola) e Cesare Polacco (Gongolo nella Biancaneve del 1938) sono le voci di Tessie O’Shea (la signora Hobday) e Reginald Owen (il generale). Bravissimi poi i bambini Loris Loddi (Charlie), Riccardo Rossi(Paul) ed Emanuela Rossi (Carrie), mentre la parte a cartoni animati si avvale di uno spassoso Pino Locchi, orso marinaio balbuziente, Ferruccio Amendola (il signor merluzzo), Vittorio Sanipoli ( il Re Leone) e l’irresistibile Carlo Romano nella parte dell’uccello segretario. La voce di Angela Lansbury per le canzoni è poi quella di Gianna Spagnulo (Duchessa, Biancaneve). Purtroppo la successiva edizione italiana distribuita nel 1981 si uniformò ai tagli imposti dalla Disney nel 1979, che eliminarono quasi tutte le canzoni, mortificando il certosino lavoro della coppia de Leonardis/ Carapellucci. Le videocassette distribuite in Italia e le trasmissioni televisive sono state sempre realizzate seguendo i tagli della riedizione. Solo nel 2003, prestando ascolto alle proteste di molti appassionati, chi scrive compreso, il dvd è stato finalmente realizzato con il master di 117 minuti e, per la colonna sonora, si è utilizzata la pellicola 16 mm del film che, misteriosamente, era rimasta fedele testimonianza della lunghezza originale. Dopo anni di repliche televisive accorciate, poi, finalmente, durante le festività natalizie del 2015, la Disney ha fornito a Raimovie la stessa versione di 117 minuti presente da dieci anni su dischetto digitale e il film è stato seguito con entusiasmo da appassionati vecchi e nuovi, molti dei quali non si erano mai accorti dei tagli.









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ROBIN HOOD

IL FILM

Mentre Gli Aristogatti era ancora in fase di lavorazione, Ken Anderson suggerì ai responsabili della produzione Disney una nuova versione della leggenda di Robin Hood : tutti i personaggi sarebbero stati degli animali. I dirigenti si dimostrarono entusiasti e Anderson cominciò a scrivere un soggetto e a delineare la psicologia dei personaggi, le cui caratteristiche fisiche e psicologiche furono ideate, come era già successo per Il libro della Giungla, basandosi sulla caratterizzazione fornita dagli attori scelti per le voci. Non c’è dubbio che i veterani animatori Disney Milt Kahl, Frank Thomas, Ollie Johnston e John Lounsbery siano stati aiutati molto nel loro lavoro da attori quali Peter Ustinov (Il principe Giovanni, un leone magro e avido), Terry Thomas (Sir Biss, il suo viscido serpente consigliere) e l’onnipresente Phil Harris nella parte dell’orso Little John. D’altra parte la sceneggiatura di Robin Hood, opera di Larry Clemmons, e i personaggi di Anderson sono talmente simpatici che vivono benissimo di vita propria ( e infatti la versione italiana del film, ovviamente con altre voci è addirittura superiore in qualche caratterizzazione). Tra i protagonisti è doveroso ricordare oltre ai già citati, il grasso lupo Sceriffo di Nottingham, gli avvoltoi sentinella Tonto e Crucco, il tasso Frà Tac, la spassosa gallina dama di compagnia di Lady Marian , Lady Cocca, battagliera e attaccabrighe e ovviamente la coppia romantica Robin Hood ( una volpe) e Lady Marian
( la più affascinante volpacchiotta mai vista sullo schermo). Il film si avvale anche di alcuni spunti di sceneggiatura che avrebbero dovuto essere inseriti in un lungometraggio progettato da Disney fin dagli anni 30, basato sulla leggenda del famoso ladro Reynard la Volpe, una storia ambientata nel dodicesimo secolo. Walt però non riuscì a superare l’handicap di un protagonista essenzialmente negativo e il progetto cadde nel dimenticatoio. Anderson sfruttò la bravura del personaggio di Reynard nei travestimenti per il suo Robin Hood: infatti nel film vediamo la volpe farsi beffe dei cattivi travestito da zingara, da cicogna e da mendicante. Little John è una favolosa spalla comica e la scena del torneo con la mischia finale che degenera in un incontro di rugby è irresistibile. Altrettanto emozionanti la scena dell’arresto e della successiva liberazione di Frà Tac, mentre meno riuscita è la sequenza dei festeggiamenti nella foresta di Sherwood, forse perchè le animazioni del ballo di Robin e Marian furono ricalcate troppo evidentemente da analoghe scene degli Aristogatti e Biancaneve, mentre lo scatenato duetto tra Lady Cocca e Little John era ripreso dalla danza tra Re Luigi e Baloo nel Libro della Giungla. Una delle cose più riuscite del film è la bella colonna sonora che, alle musiche di George Bruns , perfette nel ricreare atmosfere medievali con l’uso di strumenti dell’epoca, unisce una serie deliziosa di canzoni. Il cantante folk Roger Miller, scelto come voce originale del gallo menestrello Cantagallo compose la deliziosa marcetta fischiettata Whistle Stop, che ascoltiamo durante i titoli di testa, la ballata Urca urca tirulero (Oo de lally), che presenta i personaggi di Robin e Little John e la struggente Non a Nottingham (Not in Nottingham) cantata dal menestrello nella prigione. Bruns compose Resterà l’amor (Love) su testo di Floyd Huddleston, interludio romantico di Robin e Marian che si guadagnò una candidatura all’Oscar, mentre il famoso compositore Johnny Mercer fu l’artefice della trascinante Il Re fasullo d’Inghilterra (The phony king of England) con cui Little John mette alla berlina il principe Giovanni.

LA VERSIONE ITALIANA

Robin Hood è uscito in Italia per il Natale 1974, distribuito dalla Cinema International Corporation. Il film è diventato subito popolare, anche grazie alla bella versione italiana, per la quale si ricostituì l’equipe che aveva realizzato il doppiaggio del Libro della giungla. Con i dialoghi di Roberto de Leonardis, autore anche, come Pertitas, dei versi delle canzoni e la direzione di Giulio Panicali, il risultato non poteva fallire e infatti non perde un colpo. I classici doppiatori della CD fecero un lavoro eccellente e, ancora una volta furono giustamente citati nei titoli di testa. Robin Hood è caratterizzato con simpatia e spavalderia da Pino Colizzi , diventato poi famoso per aver doppiato il protagonista del Gesù di Zeffirelli Robert Powell, oltre a doppiare regolarmente Michael Douglas e Jack Nicholson. Per Little John, modellato anche troppo scopertamente su Baloo, abbiamo ovviamente la stessa voce, cioè l’orso ufficiale Disney Pino Locchi, al solito buffo e spiritoso, accompagnato dalla sua controparte canora Tony De Falco, trascinante nel doppiaggio del brano Il re fasullo d’Inghilterra. Il menestrello Cantagallo è un vero trionfo di doppiaggio. La voce originale di Roger Miller, cantante country, non era certo molto adatta ad un menestrello, ma Gianni Marzocchi seppe superare se stesso. Abbiamo già parlato di questo straordinario cantante -attore a proposito di Pomi d’ottone e manici di scopa e Robin Hood rappresenta forse la sua cosa migliore soprattutto per quanto riguarda il doppiaggio della splendida canzone Non a Nottingham, che grazie a Gianni acquista una suggestione in più. Il principe Giovanni venne doppiato da Antonio Guidi, perfetto nella caratterizzazione di questo leone vanesio e arrogante. La voce originale era, come detto, di Peter Ustinov e infatti nella caratterizzazione di Guidi si ritrovano molti dei manierismi usati a suo tempo da Arnoldo Foà per il doppiaggio dello stesso attore nel Quo Vadis. Il perfido consigliere Sir Biss, forse il più simpatico serpente dello schermo, era ovviamente modellato su Kaa e quindi gli è toccata la stessa voce italiana, cioè il bravissimo Sergio Tedesco, irresistibile nei suoi sibili, o quando canticchia la canzone -burla di Little John.
La dolce Lady Marian ha trovato la perfetta caratterizzazione vocale in Micaela Carmosino, più nota come Micaela Esdra, mentre per la romantica canzone Resterà l’amor Gianna Spagnulo è addirittura superiore all’interprete originale Nancy Adams. Manlio De Angelis è uno stupendo Fra Tac, abilissimo nel rendere attraverso le sfumature vocali l’aspetto fisico del tasso. La veterana Lydia Simoneschi, al suo ennesimo lavoro Disney ha avuto finalmente il riconoscimento dei titoli di testa, dopo quasi 40 anni di carriera come doppiatrice (forse la più celebre voce femminile, da Ingrid Bergman a Katharine Hepburn, passando per Bette Davis e Joan Crawford) quale voce della scatenata Lady Cocca, doppiata con evidente entusiasmo: una caratterizzazione davvero perfetta ricca di umorismo, sentimento e ironia . Un altro veterano è il bravissimo Carlo Romano, voce del lupo sceriffo di Nottingham. Tra i piccoli ruoli si riconoscono poi la mamma coniglia di Franca Dominici e il coniglietto Saetta di Fabio Boccanera. Il film venne rieditato nella primavera del 1981, prima di fare il suo debutto in video nel 1985.







Nelle immagini, il bozzetto di Bruno Napoli per il manifesto 2 fogli e la locandina del film; la fascetta della primissima videocassetta italiana del dicembre 1985; la fascetta di un raro VideoCD anni '90.
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LE AVVENTURE DI WINNIE THE POOH

IL FILM

The many adventure s of Winnie the Pooh è un lungometraggio ad episodi distribuito negli Stati Uniti nel marzo 1977 che unisce tre famosi cortometraggi ispirati ai libri di A.A. Milne sulle avventure dell’orsetto di pezza Winny Puh, dei suoi amici animali abitanti il Bosco dei Cento Acri e del suo padroncino Christopher Robin. Le storie di Milne (e le illustrazioni create da Ernest H. Shepard) si adattavano perfettamente allo stile Disney. Comunque, all’epoca della lavorazione del primo dei tre episodi del film Winnie the Pooh and the honey tree (Winnie, l’orsetto ghiottone, 1967) alcuni membri dello studio trovarono il soggetto troppo infantile e troppo marcatamente “inglese” per il pubblico americano, per cui l’originario progetto di lungometraggio venne abbandonato e il film ridotto a soli 30 minuti. I timori degli addetti ai lavori si rivelarono però infondati perchè il cortometraggio, proiettato insieme alla nuova commedia Disney Quattro bassotti per un danese, ottenne grande successo e si guadagnò anche una nomination all’Oscar come miglior cortometraggio animato. Il sequel era inevitabile e così un anno dopo venne presentato Winnie the Pooh and the blustery day (Troppo vento per Winny Puh, 1968) premiato con l’Oscar. Un terzo film, Winnie the Pooh and Tigger too(Winny Puh a tu per tu, 1974) venne distribuito in italia solo in video e un quarto episodio, Winnie the Pooh and a day for Eeyore (Il compleanno di Ih-Oh) , è uscito nel 1983. Il costante successo dei personaggi ha poi convinto la Disney a proseguire la serie in televisione. Il lungometraggio in esame, come accennato, unisce i primi tre episodi con materiale nuovo di raccordo e presenta infine un finale piuttosto malinconico tratto dal libro The house at the Pooh corner, in cui Christopher e Puh si dicono arrivederci, perchè il bambino purtroppo deve cominciare a frequentare la scuola. Pooh era il nome dell’orsetto di pezza del figlio di Milne, che si chiamava proprio Christopher: le storie di Puh sono state scritte proprio per lui. Per evidenziare ancora di più questo aggancio con la realtà, i titoli di testa del film sono girati dal vero in una autentica nursery dove tra i giocattoli spiccano i pupazzi dei protagonisti del film. L’inquadratura si sposta poi sul libro di Milne che si apre e, nella classica tradizione Disney si anima davanti ai nostri occhi. La novità consiste nel fatto che il libro è praticamente vivo e i personaggi spesso saltano letteralmente da una pagina all’altra; nella seconda parte il vento fa volare via le parole dalle pagine e, nel terzo episodio il testo scritto funge da scala per il Tigro, bloccato su un albero. Molto divertente poi l’espediente di far dialogare Puh e i suoi amici a tu per tu col. narratore, che interviene spessissimo nel film.
Stavolta però la ricchezza dei personaggi e la semplicità della storia oltre all’unorismo della narrazione stessa, portano ad un effetto del tutto differente da Bongo e i tre avventurieri: le parti narrate di Winny Puh sono deliziose e reggono pienamente il confronto con i precedenti felici risultati di Musica maestro e Lo scrigno delle sette perle. I personaggi, come già accennato, sono perfetti e fedelissimi all’originale: sono tutti ovviamente dei pupazzi di pezza che vivono nella fantasia di Christopher Robin. Il protagonista Winny Puh, ossessionato dal miele; il coniglio Tappo, il cui peggiore incubo è avere Puh come ospite a pranzo; il porcellino d’india Pimpi; il pomposo gufo Uffa, che delizia continuamente i suoi ospiti con le interessantissime (per lui) storie dei suoi parenti. Tra i personaggi minori troviamo l’iroso signor De Castor, unico personaggio totalmente disneyano, buffa caricatura del classico operaio costosissimo trovato sulle pagine gialle, chiamato per un consulto sulla possibilità di liberare Puh incastrato nella tana di Tappo. Ricalcato sul castoro di Lilli e il vagabondo e affetto dallo stesso difetto di pronuncia, ricorda a tutti la sua natura di personaggio inserito ex novo nella storia col suo tormentone “non mi troverete nell’elenco telefonico!”. Abbiamo poi l’asinello pessimista Ih Oh, il canguro Cangu con il figlio Ro e il simpaticissimo Tigro, una tigre prepotente e pazzerellona il cui passatempo preferito è balzare addosso a tradimento su tutti i suoi amici, ripetendo la frase”Salve, sono il tigro!”. La musica e le canzoni occupano una parte importante nei film di Winny Puh. Il commento musicale, opera di Buddy Baker associa ad ogni personaggio uno strumento specifico, alla maniera di Pierino e il lupo e le canzoni, opera dei veterani Richard e Robert Sherman, sono tutte deliziose; Winny Puh (Winnie the Pooh) ci introduce nel bosco dei Cento Acri e ci presenta tutti i personaggi con una mappa animata del bosco, stampata sui risguardi del libro; Su e giù (Up down and touch the ground) è il motivetto cantato da Puh mentre fa ginnastica a modo suo; I crampi nel pancino (Rumbly in my tumbly) è cantata da Puh mentre si arrampica sull’albero in cerca di miele; con Sono una nuvola nera (Little black rain cloud) l’orsetto cerca di convincere le api di essere una nuvoletta nera; quando rimane incastrato nella tana di Tappo gli amici invitano Puh a riflettere con lo spiritoso coretto Bisogna pensare (Mind over matter); la seconda parte è introdotta da Puh con Troppo vento per Winny Puh (A rather blustery day); il Tigro travolge Puh con La canzone di Tigro (The wonderful thing about Tiggers); gli incubi di Puh sugli Efelanti e noddole (Heffalumps and woozles) che rubano il miele sono descritti da una sequenza irresistibile, spudoratamente ricalcata sulla scena degli elefanti rosa di Dumbo, sulle note della canzone omonima; durante l’alluvione nel bosco ascoltiamo La pioggia cadde giù giù giù (The rain rain rain came down down down); Puh e Pimpi sono festeggiati con Hip hip Puh-rrà (Hip-hip Pooh-ray).

LA VERSIONE ITALIANA

Il lungometraggio di Winny Puh è stato distribuito da noi molto in ritardo, nel novembre 1997, solo in videocassetta e , successivamente, in dvd. In precedenza erano stati distribuiti nei cinema solo i primi due cortometraggi Winnie orsetto ghiottone nel 1967 e Troppo vento per Winny Puh nel 1969, splendidamente tradotti da Roberto de Leonardis sia per i dialoghi che per le canzoni; il terzo cortometraggio, Winnie the Pooh and Tigger too era uscito in video col titolo Winny Puh a tu per tu. Le voci dei primi due erano le classiche dei doppiatori della CDC. Winny Puh trovò la voce ideale in Oreste Lionello, perfettamente a suo agio con le incertezze e i dubbi del nostro orsetto; il grande Luigi Pavese si divertì a caratterizzare Ih Oh; Lauro Gazzolo rese in modo irresistibile l’impazienza e la rassegnata disperazione di Tappo; la pomposità di Uffa venne affidata nel primo film a Giorgio Capecchi, mentre nel secondo episodio passò allo straordinario Corrado Gaipa, indimenticabile Bagheera del Libro della Giungla; in quest'ultimo episodio è pure travolgente la prestazione di Renato Cortesi nell'indimenticabile ruolo di Tigro. Sandro Acerbo era la voce ideale per Christopher Robin mentre il narratore (nell’originale Sebastian Cabot) era Giuseppe Rinaldi, veterano Disney e già narratore del film-documentario Perri. Da notare il cameo di Rosetta Calavetta nel ruolo di Cangu. A tali gioielli vocali si aggiunsero la splendida direzione musicale di Pietro Carapellucci per le canzoni con la partecipazione del suo complesso vocale e della dolcissima ed inconfondibile voce solista di Maria Cristina Brancucci. Ricordiamo che Rinaldi fece da narratore anche nel bel disco tratto da Winnie orsetto ghiottone inciso dalla Disneyland nel 1967 e intitolato semplicemente Winny Puh; la registrazione presentava anche brani di dialogo inediti e una versione ninna nanna della canzone Bisogna pensare affidata alla voce della Brancucci nel ruolo di Cangu. La necessità di dover disporre di voci identiche per tutte le parti del film ha costretto la Royfilm a ridoppiare per intero la versione italiana, utilizzando sempre la traduzione di Roberto de Leonardis, con la collaborazione della SEFIT-CDC e la direzione di Renzo Stacchi. Marco Bresciani è degno successore di Lionello nella parte di Puh; Gil Baroni è uno spassoso Tigro; Ih- Oh si avvale della voce di Paolo Buglioni , mentre Pimpi è doppiato da Fabrizio Vidale, vecchia conoscenza dei cartoon Disney (Toby cucciolo in Red e Toby). Valerio Ruggeri succede a Lauro Gazzolo nella parte di Tappo, mentre Lorenzo de Angelis presta la sua voce a Christopher Robin; Massimo Corvo ,uno dei maggiori doppiatori Disney di oggi (la Bestia, Jafar) è bravissimo nella parte di Uffa, mentre Aurora Cancian, di cui riparleremo per Red e Toby è una Cangu ideale. Massimo Lodolo ripete per De Castor la sua caratterizzazione del castoro nel ridoppiaggio di Lilli e il Vagabondo, mentre Elena Perino doppia Ro. Altrettanto prestigiosa la voce del narratore, affidata a Michele Kalamera (voce attuale di Clint Eastwood). Nel complesso si tratta di un doppiaggio riuscito, anche se le voci degli anni ‘60 avevano qualcosa di irripetibile. E’ discutibile però la decisione della Disney di mantenere nel titolo il nome originale dell’orso Winnie the Pooh, al posto del nostro classico Winny Puh (tra l’altro Kalamera continua da usare il nome italianizzato), come pure la scelta di lasciare a Cangu il nome inglese Kanga: così facendo si perde completamente il gioco di parole tra i nomi di madre e figlio (Cangu e Ro formano canguro, così come Kanga e Roo Kangaroo, canguro appunto) perfettamente reso da de Leonardis. Inoltre ci sono un paio di errori di trascrizione del copione nel dialogo tra de Castor e Uffa: nella prima edizione italiana quando il castoro osservando l’orso incastrato dice che bisogna toglierlo di mezzo perchè “sta sabotando l’operazione”Uffa gli risponde “Fanfaluche! E’ lui l’operazione!” Ora invece fanfaluche è diventato un inspiegabile “fanfarone!”. Inoltre de Castor precisava che lui lavora solo per contanti: nel nuovo doppiaggio i contanti sono diventati un contratto. Infine è doveroso menzionare la bella direzione musicale di Ermavilo, degno successore del maestro Carapellucci nel rendere le minime sfumature delle canzoni dei fratelli Sherman.
Nelle immagini alcuni rari memorabilia: il filmino super 8 del 1969 e due versioni delle buste con i diorama View Master: il libretto europeo anni '70 e la busta USA dello stesso periodo.





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CITAZIONE (nunval @ 18/9/2016, 11:19) *
Inoltre ci sono un paio di errori di trascrizione del copione nel dialogo tra de Castor e Uffa

Gli errori sono in realtà molti di più, quasi tutti nelle canzoni, ma qualcuno anche nei dialoghi ("Tieni!" invece di "Fiori!", ad esempio). Uno tristissimo è "Si sa che una nuvola vera non ama il miele neppure un po'" che è diventato "Si sa che una nuvola nera": lì Puh vuole convincere le api di non essere un orsetto, ma una vera e propria nuvola che mai le andrebbe a seccare per papparsi il miele, quindi assicura loro d'essere un'autentica nuvola... I pezzi che non riuscivano a capire, poi, o li hanno ricantati farfugliando parole inesistenti (al posto dell'originale "Or vedremo se il digiuno il miracol compirà" non si capisce che cosa dicono adesso) oppure modificando radicalmente i versi con espressioni fuori rima, fuori ritmo e bambinesche ("Sono veramente degli eroi", traduzione praticamente letterale di "Truly they're the heroes of the day" ed in rima col successivo "Qui tra noi", diventa... "Per loro una gran festa si farà"!!!). Meglio poi stendere un velo pietoso su Kalamera che dice "elefanti e noddole" anziché "efelanti e noddole" dry.gif
Colgo l'occasione per salutare Sudicio Briccone con cui tempo fa discussi di questi errori facendogliene notare alcuni ed imparandone al contempo altri da lui.

CITAZIONE (nunval @ 18/9/2016, 11:19) *
Infine è doveroso menzionare la bella direzione musicale di Ermavilo, degno successore del maestro Carapellucci nel rendere le minime sfumature delle canzoni dei fratelli Sherman.

Non sono d'accordo, c'è una bella differenza tra la maestria della direzione di Carapellucci ed il rifacimento curato da Ermavilo. È difficile descriverlo per iscritto, ma il ritmo precisissimo dei due doppiaggi d'epoca è stato fortemente personalizzato da Ermavilo in pezzi come "Val molto più dell'oro, il miele per loro" in cui il finale d'ogni verso (dell'oro, miele, loro) era cantato in maniera assai veloce, mentre nella nuova versione sentiamo "Val molto più dell'oooro, il mieeele per loooro". Ripeto, non mi riesce facile spiegarlo bene per iscritto.

P.S.: vedo che non hai detto niente della voce d'epoca di Pimpi che apparteneva all'eccezionale Isa Di Marzio e nel canto ad Ernesto Brancucci, un'accoppiata ridicola che per fortuna si salva grazie al fatto che Ernesto canta solo quattro parole ("Ed anche di me!") sebbene col consueto accentaccio finto inglese che usava all'epoca.


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Jennifer Jones, Susan Hayward, Gene Tierney, Lauren Bacall
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ecc. ecc. ecc.
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CITAZIONE (March Hare = Leprotto Bisestile @ 18/9/2016, 16:04) *
P.S.: vedo che non hai detto niente della voce d'epoca di Pimpi che apparteneva all'eccezionale Isa Di Marzio

Pensa che quando io ho sentito la voce per la prima volta ho pensato subito a "zampetto d'agnello" nella serie "la tata".
È lei?
Qui il video, la voce la trovi al min 7:40
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CITAZIONE (chipko @ 18/9/2016, 16:55) *
Pensa che quando io ho sentito la voce per la prima volta ho pensato subito a "zampetto d'agnello" nella serie "la tata".
È lei?

Assolutamente sì! In doppiaggi classici del periodo di Winny Puh la trovi come voce del pappagallo ne Il favoloso dottor Dolittle. Mi pare sia sempre lei, stavolta del tutto inascoltabile, che si sostituisce a Flaminia Jandolo nel canto de Il più felice dei miliardari.


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Vero, non ho citato Isa di Marzio ( queste schede sono state scritte circa 16 anni fa), grazie per l'aggiunta.
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