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> Onward, 22° film Pixar
-Scrooge McDuck-
messaggio 19/8/2020, 20:40
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Apriamo il topic dedicato all'ultimo film Pixar dato che oggi, finalmente, è uscito al cinema anche in Italia clapclap.gif clapclap.gif

Vi lascio un estratto della mia recensione, alla fine trovate il link se avete voglia di leggerla tutta (è un po' lunga eheheh.gif )


Proprio nei mesi di uscita al cinema di Frozen 2, uno dei più attesi film d’animazione dei nostri tempi, quel film che si riprometteva di affrontare più nello specifico il rapporto tra le due sorelle ha, sotto alcuni punti di vista, deluso le aspettative, mentre Onward, per alcuni considerato un "Frozen al maschile", giunto sugli schermi in sordina, ha le capacità di colpire trasversalmente tutti gli spettatori per la capacità di delineare i tratti di un rapporto familiare così abusato nelle sceneggiature ma reso, in questo film, in maniera tanto realistica e credibile.

Ian, a conti fatti il protagonista del film, non ha una gran considerazione del fratello maggiore. Lo reputa frivolo, a tratti troppo eccentrico ed eccessivamente nerd. Il fatto di aver perso il padre da neonato lo pone in una situazione di svantaggio rispetto al fratello: almeno Barley ha potuto vivere qualche anno in più col padre, avere dei ricordi di lui come il suono della voce o della risata. Ian no, vorrebbe potersi confrontare con quel padre che non ha mai avuto la fortuna di conoscere, sogna che sia lui a dargli lezioni di guida o consigli nei momenti del bisogno, invece deve affrontare la vita di tutti i giorni da solo. O meglio, così crede, dato che a vigilare su di lui c’è sempre Barley, ma questo aspetto emerge poco per volta nel film. Ian appare forse eccessivamente critico nei confronti degli altri, ma lo è molto anche nei propri confronti e questo fa scaturire una profonda insicurezza anche nel momento in cui , ad esempio, scopre di possedere dei poteri magici. Questi elementi danno una discreta profondità al personaggio, gettando le basi per un carattere costantemente titubante e tentennante, che deve maturare molto durante il film.

Dall’altra parte c’è Barley, il gigante buono verrebbe da chiamarlo. Un personaggio che racchiude in sé numerose figure archetipiche della struttura tipica di un film. Christopher Vogler, sceneggiatore statunitense famoso per aver scritto il celebre saggio Il viaggio dell’eroe, afferma che in un racconto esistono 7 principali archetipi, ovvero figure con determinate caratteristiche che muovono la trama di un film verso una precisa direzione. La particolarità del personaggio di Barley sta nel fatto che dei 7 archetipi principali elencati da Vogler egli ne rappresenti ben 3:
- Barley è il Mentore, ovvero la guida che aiuta, allena o istruisce l’eroe. Gli procura doni, lo convince o sospinge nell’avventura. Il mentore è una persona saggia, un maestro, che se non sa qualcosa la impara, per poi trasmetterla all’eroe. Barley è colui che conosce gli incantesimi e le leggende del passato, che sa interpretare i simboli che i due incontrano sul cammino. Eppure non ha poteri, deve trasmettere a Ian la propria conoscenza per poterlo fare evolvere al livello successivo o avanzare alla successiva tappa sulla mappa.
- Barley è il Guardiano della soglia, colui che mette alla prova l’eroe, che ne sonda le volontà e le rinforza. Ha a che fare con i demoni interni dell’eroe (con la funzione psicologica della nevrosi). Per Ian, Barley è il simbolo di ciò che non ha mai potuto avere, il tempo passato col padre (e, se avete visto il film, capirete quanto per Ian il sacrificio finale sia estremamente sofferto sotto questo punto di vista). Barley diventa quindi colui che riporta Ian alle sue ferite emozionali, ai limiti che si pone da solo.
- Barley è l’Imbroglione, ovvero la spalla goliardica. La figura dell’Imbroglione per Vogler non è di qualcuno “che imbroglia” semmai di qualcuno che crea contrattempi e che stimola cambiamenti. È un’energia spesso infantile, spesso incarnata in un personaggio con caratteristiche di confusionario, nemico dello status quo, dell’ipocrisia e dell’egocentrismo. Barley è un vero casinista, guida un furgone sgangherato, sembra vivere alla giornata e risolve i problemi con altri problemi. Il suo è un personaggio che offre momenti di distensione e comicità prima di un’impresa.

Se però i due personaggi principali risultano così articolati e complessi, non possiamo dire altrettanto dei personaggi di contorno, uno su tutti quello di Laurel, la madre. Nonostante sia protagonista attiva di numerosi momenti e le sia stato dedicato un minutaggio di tutto rispetto per quanto riguarda la durata, il personaggio risulta estremamente superficiale e poco approfondito, forse a causa del fatto che al centro della narrazione c’è proprio il rapporto tra i due fratelli e il padre.


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