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> VIAGGIO NEL MONDO DEI CLASSICI, Divagazioni sui film, i traduttori, i parolieri e i doppiatori Disney
32Luglio
messaggio 13/11/2015, 7:56
Messaggio #49


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Oh, che locandina meravigliosa! Lo Scrigno delle 7 Perle e i Segreti di Walt Disney era il titolo originale italiano, oppure al film era abbinato qualcosa?

P.S. L'articolo è sublime, rinnovo i più sinceri complimenti! clapclap.gif


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March Hare = Lep...
messaggio 13/11/2015, 9:00
Messaggio #50


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CITAZIONE (32Luglio @ 13/11/2015, 7:56) *
Oh, che locandina meravigliosa! Lo Scrigno delle 7 Perle e i Segreti di Walt Disney era il titolo originale italiano, oppure al film era abbinato qualcosa?

I segreti di Walt Disney è quel che rimaneva all'epoca di The Reluctant Dragon scorciato di ben 40 minuti e quindi distribuito a mo' di cortometraggio insieme a Lo scrigno nel '51.


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messaggio 13/11/2015, 10:05
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Sono contenta che siano riprese queste schede! clapclap.gif


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Grazie Simba !

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caninlegend
messaggio 13/11/2015, 10:54
Messaggio #52


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Perchè quando clicco su uno dei link mi rimanda sempre in questa pagina?
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chipko
messaggio 13/11/2015, 11:08
Messaggio #53


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CITAZIONE (caninlegend @ 13/11/2015, 10:54) *
Perchè quando clicco su uno dei link mi rimanda sempre in questa pagina?

A me i link funzionano correttamente, più che alla stessa pagina ti rimandano alla stessa discussione. Ogni link ti manda ad un post specifico della discussione, ovvero ai post delle schede di Nun.
Nun ha preferito avere un'unica discussione dove postare le singole schede dei classici (o ex classici) anziché aprire una discussione nuova per ogni classico, i link servono a trovare il post desiderato senza scorrere le pagine.
Spero di essere stato chiaro.
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nunval
messaggio 19/11/2015, 11:10
Messaggio #54


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LE AVVENTURE DI ICHABOD E MR. TOAD (The Adventures of Ichabod and Mr. Toad, 1949)

Nel 1949 vide la luce un ultimo lungometraggio ad episodi, basato su due popolari racconti: The wind in the willows (Il vento tra i salici) dello scrittore inglese Kenneth Grahame e The legend of Sleepy Hollow (La leggenda della valle addormentata) di Washington Irving. Intitolato semplicemente Ichabod and Mr. Toad e successivamente The Adventures of Ichabod and Mr. Toad, dai nomi dei personaggi principali, il film è caratterizzato dalla presenza della voce del narratore in fuori campo: Basil Rathbone per il racconto di Grahame e Bing Crosby per la novella di Irving. Entrambi gli episodi, seppur ben animati e sceneggiati, sono penalizzati dalla pedante narrazione e dalla latente antipatia dei personaggi principali, che non viene stemperata, come accadrà per Alice, dalla robusta struttura musicale del film.
La storia di Mr. Toad (Taddeo in italiano) narra dell'inequivocabile attitudine a provocare guai del rospo Taddeo, un miliardario che possiede una favolosa tenuta. Taddeo è dotato di una vera e propria mania per la velocità e la sua passione per le automobili lo caccerà in un mare di guai. Visto in versione originale l'episodio è simpatico e ricco di gag molto riuscite, come la sfrenata corsa di Taddeo e Cirillo sul calesse, al ritmo dell'allegra canzone "Merrily on our way" composta dai veterani Disney Frank Churchill e Charles Wolcott su testi di Larry Morey e Ray Gilbert. Delizioso poi il personaggio di Cirillo, un cavallo buffo e pazzerello degno del paese delle meraviglie di Alice, senza dimenticare il barista Strizzalocchio che, chiamato a deporre al processo di Taddeo, lucida il banco dei testimoni come se fosse nel suo locale. Purtroppo il personaggio di Taddeo è troppo petulante e i suoi amici Talpino, Topus e il tasso Mc Tass non sono sviluppati tanto da essere accattivanti come il loro ruolo richiederebbe, nonostante l'ottima animazione. Il commento fuori campo poi, suggerendo di continuo emozioni e sentimenti dei personaggi non è certo di aiuto. All'episodio nuoce anche la breve durata, appena 33 minuti che obbilgano a tagli e riassunti del racconto originale.
Il secondo episodio La leggenda della valle addormentata, è incentrato su un personaggio principale, il buffo maestro di scuola Ichabod Crane, opportunista e sfruttatore (suo unico pensiero è farsi invitare a pranzo dalle madri dei suoi allievi e conquistare la bella Katrina figlia di un ricco possidente). Appesantito dalla noiosa narrazione di Bing Crosby, l'episodio si riscatta nel climax finale dell'apparizione del minaccioso Cavaliere senza testa, che insegue a velocità folle il povero Ichabod per le vie della valle. La sequenza è senza dubbio tra le migliori del genere horror nel disegno animato.
Anche se non mancano le scene divertenti, The legend of Sleepy Hollow è fondamentalmente un racconto cupo e malinconico. Ichabod è antipatico e l'eroina femminile, la ricca Katrina, è un personaggio talmente volubile che il pubblico finisce per pensare che un opportunista come Ichabod è proprio quanto si meriti . Per contrasto, il bullo del paese, Brom Bones, rivale in amore di Ichabod, finisce per accattivarsi tutte le simpatie. Se si confronta il film con il racconto originale è evidente come Disney abbia sacrificato la simpatia dei personaggi alla fedeltà al testo scritto. Inoltre le canzoni di Bing Crosby Ichabod, Katrina e The Headless horseman, composte da Don Raye e Gene De Paul, non aiutano molto a ravvivare l'interesse dello spettatore. L'unica parte memorabile è come accennato il finale: E' la notte di Ognissanti e il povero Ichabod sta rientrando a casa dopo aver partecipato ad una festa a casa del padre di Katrina cavalcando tutto solo; Brom Bones lo ha spaventato a dovere raccontando la leggenda del cavaliere senza testa il cui fantasma vaga nella notte alla ricerca di teste fresche da sostituire a quella perduta. Improvvisamente i rumori notturni del bosco vengono sopraffatti dal minaccioso scalpitare del cavallo del Cavaliere e da quel momento il vigore e la forza dell'animazione Disney riacquistano tutto il loro smalto, mentre assistiamo all'inseguimento dello sfortunato maestro da parte del fantasma.
Fino al 2004, il film non era mai stato distribuito in Italia in versione integrale. L'episodio Il vento tra i salici era stato edito in video nel 1987 in una pessima versione accorciata di circa dieci minuti, prevista originariamente come film educativo per le scuole. Visto così il film era ingiudicabile in quanto mancavano tutte le migliori sequenze, come la canzone di Taddeo, la scena della sua rocambolesca fuga dalla prigione e quella in cui sottrae alle donnole l'atto di vendita della sua proprietà. Tra le voci italiane si riconoscevano alcuni doppiatori che diventeranno le voci ufficiali di Topolino, Pippo e Paperone nel decennio successivo e cioè precisamente Gaetano Varcasia (Talpino), Vittorio Amandola (Topus) e Gigi Angelillo (Taddeo). La versione italiana era curata dalla Royfilm con la collaborazione del Gruppo Trenta .
èLa leggenda della valle addormentata era stato invece doppiato nei primi anni '60 dalla CDC in occasione della sua presentazione in una puntata del telefilm "Disneyland" . Tradotto da Roberto de Leonardis l'episodio era presentato da Walt Disney (voce di Manlio Busoni) mentre il ruolo del narratore -doppiatore di Bing Crosby era svolto da Sergio Tedesco Data la popolarità dell'interprete le canzoni rimasero in originale. Un prologo animato aggiunto all'episodio, che raccontava in prima persona la vita dell'autore del racconto Washington Irving era doppiato da Gianfranco Bellini.
Nel 2004, appunto, la Disney decise di pubblicare il film integralmente anche in Italia, in dvd. La Royfilm fu incaricata dell’edizione e mi venne chiesto di preparare una nuova traduzione integrale dell’episodio di Mr. Taddeo, perché potesse procedersi ad un nuovo adattamento dei dialoghi, curato dalla brava Elisa Galletta. Molto belle ed azzeccate le voci di questo nuovo doppiaggio integrale: abbiamo Luigi la Monica come narratore, Ambrogio Colombo nel ruolo di Taddeo, il grande Sergio Tedesco nella parte di Tasso McTass, Pino Ferrara nel ruolo di Talpino e Mino Caprio in quello di Topus. Danilo de Girolamo è irresistibile come voce del cavallo Cirillo Belsedere. Per quanto riguarda il secondo episodio, anche il dvd mantiene il doppiaggio televisivo d’epoca della CDC.





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brigo
messaggio 19/11/2015, 13:50
Messaggio #55


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Innanzitutto, ancora complimenti per questo tuo lavoro, nun.

Tanto per cambiare, ho una curiosità: sbaglio, o nell'unica frase pronunciata da Brom Bones (più o meno quando vede Ichabod per la prima volta- attraverso il boccale di birra), il personaggio è doppiato da Ferruccio Amendola?
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nunval
messaggio 19/11/2015, 14:03
Messaggio #56


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CITAZIONE (brigo @ 19/11/2015, 13:50) *
Innanzitutto, ancora complimenti per questo tuo lavoro, nun.

Tanto per cambiare, ho una curiosità: sbaglio, o nell'unica frase pronunciata da Brom Bones (più o meno quando vede Ichabod per la prima volta- attraverso il boccale di birra), il personaggio è doppiato da Ferruccio Amendola?

Sì, è Ferruccio Amendola. eheheh.gif
Grazie per i complimenti!
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nunval
messaggio 10/12/2015, 23:30
Messaggio #57


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Due "classici onorari" : THE RELUCTANT DRAGON e TANTO CARO AL MIO CUORE
Il discorso sui film ad episodi di Walt Disney realizzati negli anni '40 non sarebbe completo senza parlare almeno brevemente di due film che, pur essendo essenzialmente, come I racconti dello Zio Tom delle pellicole "dal vero", contengono brani animati talmente importanti e ben realizzati da poter essere considerati dei classici.
Intendiamo riferirci a Il drago recalcitante (The Reluctant Dragon, 1941) e a Tanto caro al mio cuore (So dear to my heart, 1949).
The reluctant dragon, distribuito nel giugno 1941, è un lussuoso "biglietto da visita" degli Studi Disney nel loro periodo d'oro. Si tratta di una via di mezzo tra il documentario e un film a soggetto, che include i cortometraggi Baby Weems, How to ride a horse e The reluctant dragon appunto, che da il titolo all'intero film. Il canovaccio su cui sono inseriti gli episodi racconta del comico Robert Benchley che, spinto dalla moglie, si reca agli Studi per vendere l'idea di un cartoon tratto dal racconto di Kenneth Grahame Il Drago riluttante. Una volta arrivato sul posto, riesce ad eludere la scorta del solerte segretario incaricato di condurlo da Disney e si intrufola nei vari settori della Disney, assistendo ad una lezione di disegno, una registrazione di un dialogo tra Clarence Nash e Florence Gill ( voci di Paperino e Clara la Chioccia), una seduta di incisione di effetti sonori e infine alle meraviglie della ripresa in Technicolor con la macchina a piani multipli. Gli vengono pure mostrati i cartoon Baby Weems (ancora in forma di story reel cioè con i semplici disegni fissi dello storyboard filmati in successione) e How to ride a horse con Pippo. Quando arriva da Walt in sala proiezione scopre che stanno proiettando Il drago riluttante appena completato.
Il film è brillante e, anche se offre un quadro della vita allo Studio forse troppo idealizzato (non erano lontani i tempi in cui i sindacati avrebbero fomentato lo scontento con la conseguenza di scioperi anche tra gli animatori Disney), rimane un prezioso documento di un tipo di lavorazione dei cartoon totalmente artigianale oggi purtroppo abbandonato. A tale proposito è particolarmente affascinante la scena girata nel reparto riprese, con il film che improvvisamente passa dal bianco e nero al Technicolor: vedere in funzione la gloriosa macchina multipla e osservare come le tinte usate per dipingere le celluloidi venivano create in laboratorio, mescolando "in diretta" i vari colori, è davvero eccitante, soprattutto oggi che i film animati vengono realizzati inserendo sfondi e disegni in un programma di computer mediante il quale si prepara colorazione e ripresa definitiva. Molto bello anche lo story reel di "Baby Weems" storia di un neonato prodigio che diventa scienziato a pochi giorni di vita e quindi una celebrità nazionale, finchè una forte febbre non lo riporta alla sua normalità di infante. Il drago riluttante introduce invece lo spassoso personaggio di un drago timido e pacifico dedito alla poesia e alle merende anzichè ai duelli. Il nostro troverà un amico e alleato nel cavaliere Sir Giles, col quale improvviserà un finto duello per salvare ad entrambi la faccia nei rapporti con gli abitanti del villaggio vicino. Il cartone è delizioso e il personaggio del drago è stato molto popolare anche in Italia dove il film, giunto nel 1951 distribuito dalla RKO, in una versione accorciata, preparata in USA come documentario sugli studios e, presumibilmente, priva del cartone finale, venne intitolato I segreti di Walt Disney, e doppiato dalla CDC con voci come Olinto Cristina (Robert Benchley) , Rosetta Calavetta (Frances Gifford, la ragazza addetta agli effetti sonori), Giovanna Cigoli (Florence Gill) Stefano Sibaldi (Clarence Nash) e Augusto Marcacci (Alan Ladd, proprio il divo, qui agli inizi della carriera nel ruolo di un animatore). Molto importante inoltre Manlio Busoni quale voce di Walt Disney, ruolo che manterrà in molti telefilm della serie "Disneyland". Altre voci sono di Giovanna Scotto (Nana Bryant, la moglie di Benchley), Mauro Zambuto, Gaetano Verna e Pino Locchi. In questo formato il film fu abbinato allo Scrigno delle sette perle .
So dear to my heart, uscito nel gennaio 1949 e distribuito in Italia solo in videocassetta dopo una "prima" televisiva" del 1988 è un film delizioso, tratto dal libro "Midnight and Jeremiah" di Sterling North. Interpretato con partecipazione da Beulah Bondi, Burl Ives e dai bambini Bobby Driscoll e Luana Patten già visti nei Racconti dello zio Tom, narra la storia di Geremia (Driscoll) allevato con amore dalla nonna (Bondi) in una tipica fattoria americana del 1905, e del suo agnellino Danny, dal caratteristico colore nero. La pellicola è magnificamente fotografata nel glorioso Technicolor anni '40 e diretta da Harold Schuster con competenza. Le poche ma brillanti sequenze a cartoni animati, in cui i ritagli e le cartoline d'epoca dell'album di Geremia si animano e un vecchio gufo offre i suoi consigli al bambino e a Danny (per l'occasione anche lui un cartoon) sono dirette dal veterano Hamilton Luske e presentano gradevoli brani musicali come "Is watcha do with you watcha got" e "Stick-to-ictivity". Un'altro brano , "Lavander Blue", composto da Elliott Daniel e Larry Morey e interpretata da Burl Ives, si guadagnò una candidatura all'Oscar come migliore canzone.
La versione italiana, curata dalla Royfilm nel 1988, presenta i dialoghi di Alberto Piferi, con la direzione di Renato Mori. Molto belle le voci, che comprendono nomi famosi del doppiaggio di ieri e oggi : Beulah Bondi si avvale della bravura di Miranda Bonansea, mentre Burl Ives (zio Hiram) ha la simpatia di Alessandro Rossi. I bambini parlano grazie a Ilaria Stagni (Bobby Driscoll) e Federica de Bortoli (Luana Patten) , mentre il gufo saggio rivive con ls simpatia e la magia di Pino Locchi , alla sua ennesima caratterizzazione Disney davvero inimitabile. Il decano del doppiaggio Gianfranco Bellini doppia il personaggio del negoziante (l'attore è Raymond Bond) mentre il prestigioso ruolo del narratore del prologo è affidato a Nando Gazzolo



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messaggio 11/12/2015, 11:50
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CITAZIONE (nunval @ 10/12/2015, 23:30) *
I segreti di Walt Disney, e doppiato dalla CDC con voci come Olinto Cristina (Robert Benchley) , Rosetta Calavetta (Frances Gifford, la ragazza addetta agli effetti sonori), Giovanna Cigoli (Florence Gill) Stefano Sibaldi (Clarence Nash) e Augusto Marcacci (Alan Ladd, proprio il divo, qui agli inizi della carriera nel ruolo di un animatore). Molto importante inoltre Manlio Busoni quale voce di Walt Disney, ruolo che manterrà in molti telefilm della serie "Disneyland". Altre voci sono di Giovanna Scotto (Nana Bryant, la moglie di Benchley), Mauro Zambuto, Gaetano Verna e Pino Locchi.

Se posso dire la mia, io a questa scheda non credo per nulla, e posso dirlo senza timore d'offendere Nunziante perché so che non è sua ma che l'ha presa dal Genna al quale l'ho passata io (sic!) che l'avevo a mia volta copiata da un vecchio sito gestito da un tipo di cui non voglio fare il nome (lo chiamerò X) e che è tristemente noto per i doppiaggi rari che tiene chiusi a chiave nella propria cassaforte ed anche per la fantasia di certe schede presumibilmente da lui approntate (v. su "IMdH" di M.G. -preferisco non citare per intero il nome del libro né il suo autore- le sbarelattissime schede di film come Apache territory o Il grillo parlante torna in città, quest'ultimo forse addirittura mai doppiato in epoca classica!). Da parecchio sono arrivato a questa conclusione, ed elementi come Busoni doppiatore di Walt Disney già mi mettevano sul chi-va-là (guarda caso avevano scelto la stessa voce che sceglieranno anni e anni dopo per il telefilm Disneyland, ma che coincidenza!), ma ora che -a suo tempo non ci avevo fatto caso- leggo di Marcacci come voce di Ladd ho una certezza in più: assai raramente queste comparsate pre-divistiche degli attori hollywoodiani sono state doppiate a distanza di tempo dalle loro voci ufficiali e non dubito che Alan Ladd abbia fatto la stessa fine di Lana Turner in Uno scozzese alla corte del Gran Khan (non Calavetta, dicono sia certa Paola Veneroni) o di Marilyn Monroe in Una notte sui tetti (di nuovo non Calavetta, ma Clelia Bernacchi). Tra l'altro, sempre su "IMdH" lo stesso soggetto interviene anche a proposito di questo film (che M.G. intitola "Il drago recalcitrante") con un suo commento che fa presupporre che la scheda ivi riportata sia sua, visto che M.G. non ha visto il film (come non ha visto Apache territory e Il grillo parlante torna in città): ebbene lì dice che il doppiaggio non è CDC, ma un ODI che peraltro mi sembra ben più plausibile visto che anche il film abbinato a I segreti di Walt Disney, cioè Lo scrigno delle 7 perle, porta proprio un doppiaggio ODI...


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Certo, la scheda l'ho presa da Antonio...all'epoca in cui scrissi del film mi sembrò abbastanza plausibile. Del resto, non è detto che il Longobardi sbagli sempre e che, poichè "Lo scrigno" ha un doppiaggio ODI, "Il drago" non potesse avere un doppiaggio CDC. Succede anche oggi (ad esempio, il corto "Tutti in scena" è stato doppiato in Royfilm ed è abbinato a "Frozen" che ha un doppiaggio PUMAIS....
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nunval
messaggio 14/1/2016, 23:47
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CENERENTOLA

IL FILM

Cinderella, uscito in America nel febbraio 1950 è una splendida versione della celebre favola, nella versione contenuta nelle Storie di Mamma Oca dello scrittore francese Charles Perrault. Il film segna il ritorno dello studio ai lungometraggi a soggetto otto anni dopo Bambi. Dopo le incertezze del dopoguerra Disney aveva deciso di puntare sul sicuro con una storia universale e con lo stesso fascino del suo più grande successo Biancaneve. Come già per il film precedente intere sequenze vennero girate con attori, in modo che gli animatori potessero avere un idea precisa del movimento della figura umana. La sceneggiatura del film, robusta come non mai, sviluppò il ruolo dei topi che nella fiaba originale vengono tramutati in cavalli dalla fata: il risultato fu un gruppo di deliziosi caratteristi tra cui spicca la deliziosa coppia comica di Giac e Gas (il magro e il grasso). Inoltre vennero introdotti i personaggi del cane Tobia e del cavallo Ronzino e l’irresistibile e cattivissimo gatto Lucifero, proprietà privata della matrigna , uno dei cattivi più simpatici mai disegnati dagli animatori dello studio e impegnato in scatenate lotte senza quartiere con Giac e Gas. I personaggi umani del film sono poi equamente divisi tra caricature ( la Fata Smemorina, il Re, il Granduca e le sorellastre Anastasia e Genoveffa), che procurano grandi momenti di umorismo e comicità, e personaggi realistici (Cenerentola, la matrigna e il principe), perfetti per i momenti romantici e drammatici. Le scenografie sono colorate e fastose ( pensiamo al maestoso castello, perennemente avvolto da una luce azzurrina o agli spettacolari interni della casa di Cenerentola equamente divisi tra il fasto delle camere padronali e la spartana semplicità della soffitta dove vive la fanciulla) e molte le sequenze da antologia. Tra queste indimenticabili la sequenza in cui i topolini e gli uccellini cuciono un vestito per Cenerentola; la terribile e sconvolgente scena in cui le sorellastre riducono il vestito a brandelli, ricca di drammatici primi piani; la formidabile sequenza della Fata madrina con la zucca che si trasforma in carrozza e la pioggia di stelle che ricama letteralmente addosso a Cenerentola l’abito da ballo ( qui l’animazione della protagonista è da applauso a scena aperta); il ballo, che si svolge in ambienti degni dei migliori film dal vero del periodo, con una fotografia magistrale nell’uso di luci ed ombre ed infine la spassosa scena finale in cui Giac e Gas rubano la chiave dalla tasca della matrigna e la trascinano fino alla soffitta per liberare Cenerentola.
Il successo del film si deve anche ad una splendida colonna sonora opera di Oliver Wallace e Paul Smith e alle magnifiche canzoni composte da Mack David, Al Hoffman e Jerry Livingston. Ascoltiamo Cenerentola (Cinderella), dedicata alla protagonista nei titoli di testa; la famosissima I sogni son desideri ( A dream is a wish your heart makes); Canta usignolo (Oh sing sweet nightingale), che è la lezione di canto delle sorellastre, ripresa da Cenerentola in una straordinaria sequenza in cui la sua figura viene riflessa in una miriade di bolle di sapone da ognuna delle quali la voce si riflette in una diversa tonalità; Lavorare che fatica (the work song), con cui i topolini criticano la mole di lavoro a cui è costretta la loro amica; Bibbidi bobbibi bu ( Bibbibi bobbibi boo) la celebre formula magica della fata e, infine, il delizioso valzer di Cenerentola Questo è l’amore (So this is love) che viene eseguito nella sequenza del ballo.

LA VERSIONE ITALIANA

Cenerentola esce trionfalmente in Italia per le feste di Natale del 1950, distribuito dalla RKO. Con questo film inizia l’epoca d’oro del doppiaggio italiano dei film Disney e praticamente tutti i più grandi doppiatori verranno immortalati in un personaggio, anzi, spesso coloro che nel doppiaggio di film normali svolgono il ruolo di caratteristi, assurgono al ruolo di protagonisti. E’ proprio il caso di Cenerentola, la cui versione italiana originale, curata alla grande da Roberto de Leonardis e diretta da Mario Almirante , con la direzione musicale di Alberto Brandi per la canzoni, tradotte magnificamente dallo stesso de Leonardis presenta, nel ruolo di Cenerentola, Giuliana Maroni, celebre doppiatrice caratterista di cui ricordiamo la spumeggiante Ann Miller del musical Baciami Kate e l’isterica Madeleine Sherwood di La gatta sul tetto che scotta. Anche nel doppiaggio di Cenerentola la Maroni adottò spesso un tono di recitazione deciso, caratterizzato anche da punte di esasperazione e fastidio nel modo in cui si rivolge alla matrigna e alle sorellastre ( basta ascoltare la scena dell’arrivo dell’invito al ballo: la Maroni fronteggia la Lattanzi, voce della matrigna, con ribellione: dopotutto faccio parte anch’io della famiglia!!!!). Queste sfumature sono assenti nella recitazione della voce originale, Ilene Woods, che adotta un tono molto più timido. Le sorellastre, Anastasia e Genoveffa, parlano rispettivamente grazie a Wanda Tettoni, all’epoca voce di Katharine Hepburn in titoli quali La costola di Adamo e Mare d’erba e a Rosetta Calavetta (una caratterizzazione incredibile) , che era già stata Biancaneve , Vera-Ellen nel musical Un giorno a New York, e si preparava a diventare la doppiatrice fissa di Marilyn. Inizialmente avevo identificato questa voce con Zoe Incrocci, ma alcuni appassionati di doppiaggio mi hanno convinto dell’errore: per quanto irriconoscibile, è proprio Rosetta a dare la voce a Genoveffa. Purtroppo però la recitazione delle due doppiatrici è basata su un uso eccessivo di birignao e voci stridule, col risultato di rendere difficile la comprensione di alcune battute.
Lo straordinario personaggio della matrigna, molto somigliante negli atteggiamenti e nella figura alla signora Danvers di Rebecca la prima moglie di Hitchcock, uscito dieci anni prima, venne doppiato dalla stessa attrice, la bravissima Tina Lattanzi, famosissima voce di Greta Garbo, Greer Garson e Rita Hayworth. La sua recitazione è di classe, venata di sottile perfidia, pur non rinunciando del tutto ai manierismi stile “Garbo”. Laura Carli offre le sue dolci e materne intonazioni alla buffa fata madrina, ribattezzata Smemorina , mentre la voce della narratrice nel prologo è Giovanna Scotto (Ingrid Bergman in Casablanca, Martha Scott nei Dieci comandamenti ) . Mario Besesti e Stefano Sibaldi creano un duetto di rara efficacia comica nelle parti del Re e del granduca, battezzato Monocolao per il pubblico italiano. Sibaldi userà la stessa caratterizzazione per il doppiaggio dell’attore Richard Haydn, nella parte del barone Popoff nella Vedova allegra prodotta dalla MGM due anni dopo. Un altro famosissimo doppiatore , Giuseppe Rinaldi, è la voce del principe e adotta toni “aristocratici” che sfrutterà abilmente anni dopo per doppiare l’attore francese Louis Jourdan in titoli come Il cigno e Gigi, prodotti sempre dalla Metro. Nella parte del valletto di Monocolao si riconosce il grande caratterista Vinicio Sofia.
Purtroppo le voci dei topolini Giac e Gas risultano eccessivamente stridule, e nel 1967, per ovviare all’inconveniente la Disney decise di approntare una nuova edizione italiana del film, sempre curata da de Leonardis, e diretta da Giulio Panicali, sotto la direzione musicale di Pietro Carapellucci. I doppiatori sono ancora una volta quelli della CDC e vengono scelti in modo da aderire ancora più alle voci originali. Fiorella Betti, che aveva saputo ricreare in West side story una Natalie Wood -Maria struggente, si occupò del personaggio di Cenerentola, eliminando del tutto alcune aggressività presenti nel doppiaggio della Maroni. La Cenerentola della Betti è più fedele alla voce originale, usando gli stessi toni dimessi e imbarazzati della Woods, soprattutto nelle scene con la matrigna, affidata stavolta alla voce imperiosa e cupa della bravissima Franca Dominici. Anastasia e Genoveffa vengono caratterizzate con toni più irosi e isterici rispettivamente da Flaminia Jandolo e Renata Marini (ma sulla Marini ho qualche dubbio) , che le hanno sapute rendere ancora più esasperanti. La Fata Smemorina trova nella deliziosa Lydia Simoneschi la sua doppiatrice ideale, capace di essere materna eppure buffa allo stesso tempo, irresistibile quando canta Bibbidi bobbidi bu. Del resto l’attrice non era nuova alle fate Disney. Era stata come abbiamo visto la Fata Azzurra di Pinocchio e aveva poi doppiato la simpaticissima Flora ne La Bella Addormentata nel Bosco. La deliziosa coppia comica del Re e del Granduca trova degni successori di Besesti e Sibaldi Carlo Romano e Oreste Lionello, capaci di superare i pur bravissimi colleghi nelle loro divertentissime scaramucce. Il famoso doppiatore di Anthony Perkins Massimo Turci, ricrea il breve ruolo del Principe, mentre la narratrice del prologo è la doppiatrice di Elizabeth Taylor in Cleopatra, cioè Rita Savagnone. Il doppiaggio delle canzoni di Cenerentola, di vitale importanza per la riuscita del film, venne affidato alla straordinaria voce di Maria Cristina Brancucci, che nello stesso periodo si occupò anche delle canzoni di Bambi e Winny Puh, con risultati eccezionali: basti ricordare il favoloso “numero” Canta Usignolo, dove la voce di Cenerentola viene moltiplicata in più tonalità contemporaneamente mentre la sua figura si riflette nelle bolle di sapone, dove l’eccezionale talento della Brancucci permette di raggiungere risultati superiori per fascino all’originale. Questo doppiaggio è stato poi rimasterizzato in Dolby Stereo per la riedizione in videocassetta (1998) ed è stato ulteriormente fornito di colonna 5.1 per il dvd ed il blu ray disc.



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ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

IL FILM


Rincuorato dal grande successo di Cenerentola, Disney decise di portare a termine il vecchio progetto di Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie, 1951). Il film è tratto dai famosi libri di Lewis Carroll Alice’s adventures in wonderland e thru the looking glass. L’interesse di Disney per il personaggio di Alice era, come accennato, di vecchia data e risaliva agli anni ‘20 e alle sue Alice comedies, in cui una bambina vera si ritrovava in un mondo di cartoni animati; negli anni trenta Walt aveva pensato ad un film con Mary Pickford inserita tra i cartoni (venne anche girato un provino in Technicolor); nel 1945 lo studio annunciò che Ginger Rogers sarebbe stata protagonista del film. Il successo de I racconti dello zio Tom, fece pensare alla piccola Luana Patten come Alice ideale, ma Disney decise poi di puntare su un film tutto animato perché -come disse- praticamente tutti quelli che hanno letto il libro vedono in Alice una creatura di Tenniel e per quanto vicino ci andassimo con una attrice, credo che il risultato finale finirebbe per essere deludente-.
Il progetto partì quindi definitivamente nel 1946 e in un primo tempo si decise di adattare fedelmente le illustrazioni di John Tenniel. Queste si rivelarono però troppo complesse per gli animatori e troppo ricche di linee, per cui si optò per uno stile che, pur non discostandosi troppo dalle figure originali fosse anche tipicamente disneyano. La cosa funzionò e i personaggi fecero tutti un ottima riuscita. Grande efficacia avevano anche le ambientazioni ed i fondali, ideati dal talento della grandissima Mary Blair, impeccabili nel descrivere un mondo di sogno totalmente assurdo. Eppure la lavorazione del film fu irta di difficoltà causate soprattutto dall’antipatia di fondo della storia e di tutti i personaggi che essendo, con l’ovvia eccezione di Alice, completamente fusi, non facevano che ripetere frasi e azioni tipiche senza preoccuparsi minimamente della loro interlocutrice, spesso lasciata a piangere su se stessa: infatti Alice, più che provare paura o timore, spesso prova solo fastidio ed esasperazione, sentimenti poco utili allo sviluppo drammatico della trama. Il risultato fu che gli animatori all’inizio si divertirono pochissimo, poi, preso gusto alla follia dei personaggi, approfittarono della struttura episodica della sceneggiatura per scatenare una sorta di gara occulta tra loro su chi riuscisse a creare la sequenza più matta o suggestiva del film. Passata ormai l’epoca in cui Alice veniva considerato il più debole dei film Disney, visto oggi si rivela un opera di grande fascino, molto fedele all’originale anche nella poca simpatia che ispirano i personaggi, con alcune sequenze di grande ritmo (pensiamo alla splendida scena del non-compleanno del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile) o di incomparabile bellezza sonora e visiva ( il meraviglioso giardino dei fiori parlanti e la superba scena della marcia delle carte da gioco). Alcuni personaggi sono particolarmente deliziosi, per esempio il Brucaliffo che fuma il narghilè e recita filastrocche e lo Stregatto, che spiega ad Alice “sono quasi tutti matti qui......E ti sarai accorta...che in fondo sono mezzo svanito anch’io” e in quel momento comincia a sparire letteralmente! D’altra parte i romanzi di Lewis Carroll presentavano moltissimi personaggi e sarebbe stato impossibile farli entrare tutti in un film lungo solo 75 minuti. Fu gioco forza quindi eliminarne alcuni: dalla versione Disney mancano la finta tartaruga e il grifone; Humpty Dumpty venne escluso perché troppo logorroico (il suo discorso sul non-compleanno venne affidato al cappellaio matto) e il cavaliere bianco venne del tutto eliminato dopo che Disney in un primo tempo aveva pensato di allargarne il ruolo come eroe. La sceneggiatura del film fonde impercettibilmente episodi di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e la stessa colonna sonora presenta nelle canzoncine e nelle filastrocche adattamenti del testo originale di Carroll. Le belle canzoni, spesso inframmezzate ai dialoghi, furono in massima parte opera di Bob Hilliard per i testi e di Sammy Fain per le musiche, mentre Al Hoffman, Mack David e Jerry Livingston, che avevano composto le canzoni di Cenerentola, scrissero un pezzo memorabile con La canzone del non -compleanno, affidata ai personaggi del Cappellaio e del leprotto. Le altre canzoni principali sono Il paese delle meraviglie (Alice in Wonderland), vero motivo conduttore del film; Nel mio mondo ideal (in a world of my own) e Ho detto al cuor (Very good advice) , fondamentali per lo sviluppo del personaggio di Alice; Ma Randa Ma ratonda (the caucus race), eseguita dal dodo capitan Libeccio mentre dirige la “maratonda”;Quando primavera appare (All in the golden afternoon) eseguita nella favolosa scena del giardino dei fiori parlanti e infine Painting the roses red, cantata dalle carte da gioco mentre dipingono di rosso le rose della tremenda Regina di Cuori.

LA VERSIONE ITALIANA

Cominciamo subito col dire che la versione italiana di Alice in wonderland, realizzata nel 1951 con la partecipazione dei classici doppiatori della CDC a cura di Roberto de Leonardis è un vero capolavoro, forse il miglior risultato raggiunto dal dialoghista, perlomeno fino a La Bella Addormentata nel Bosco. La difficoltà maggiore nel tradurre Alice, sta nel rendere perfettamente in lingua straniera gli innumerevoli giochi di parole e doppi sensi contenuti nel testo originale, compito che è stato difficile anche per il film, che è molto fedele ai romanzi di Carroll nei dialoghi. Infatti quasi ogni personaggio canticchia filastrocche e pronuncia battute adattate direttamente dal libro. La bravura di Roberto de Leonardis si vede soprattutto nella perfetta resa anche in italiano di tutto il copione, con una particolare menzione per le bellissime traduzioni delle canzoni e delle filastrocche. Come ha commentato Marcello Garofalo in un saggio sul film apparso sulla rivista Segnocinema “ l’edizione italiana non scalfisce la potenza dei dialoghi ma è in grado di riprodurla con una vastissima gamma di sfumature recitative” . Una nota di merito va anche agli spassosi nomi italiani inventati per i personaggi: così il Coniglio Bianco diventa Bianconiglio; il Dodo acquista il nome di Capitan Libeccio; il bruco diventa Brucaliffo , incorporando nel nome la sua abitudine di fumare il narghilè e il gatto dello Chesire diventa lo Stregatto. La protagonista è Vittoria Febbi, che era al suo primo ruolo importante nel doppiaggio e recitò e cantò tutta la parte di Alice, con risultati deliziosi: la sua caratterizzazione è ricca di sfumature e perfetta nell’esprimere di volta in volta curiosità, paura, esasperazione e rabbia, soprattutto nelle scene con lo stregatto e il Brucaliffo. Da grande la Febbi sarà la voce di Liv Ullmann e delle grandi Marlene Dietrich, Rita Hayworth e Ginger Rogers nei ridoppiaggi televisivi, oltre a ridoppiare per il cinema, nel 1978 la favolosa Ingrid Bergman di Per chi suona la campana e la mitica Kim Novak della Donna che visse due volte nel 1984. I personaggi del paese delle meraviglie hanno tutti grandi voci. Lauro Gazzolo è uno spassosissimo Bianconiglio, irresistibile quando guarda il suo orologio e esplode “poffarre, poffarissimo, è tardi, è tardi, è tardi!!!”, o quando subisce le prepotenze del Cappellaio Matto e del Leprotto. Da notare che la canzone I’ m late , accennata dal personaggio nell’originale, nella versione italiana è diventata un semplice brano di recitativo.
Il signor Serratura, personaggio introdotto da Disney come guardiano della porticina di Wonderland, parla con la deliziosa caratterizzazione di Giorgio Capecchi, che ricordiamo è la celebre voce di Louis Calhern e Charles Laughton. Il famoso attore di teatro Aldo Silvani deve essersi divertito un mondo a dare la voce a Capitan Libeccio e a cantare la maratonda. I due celebri caratteristi Vinicio Sofia (visto in molti film di Totò) e Mauro Zambuto - alias Mickey Rooney e Stan Laurel, sono Pinco Panco e Panco Pinco ( nomi originali Tweedle dum e Tweedle dee) e raccontano la storiella di Baron Tricheco e Mastro Carpentiere, aiutati da un grandissimo Mario Besesti nella parte del Tricheco goloso di ostriche e da Riccardo Billi per alcune loro parti cantate. Biagio Lucertola, il povero spazzacamino che tentadi liberare la casa di Bianconiglio da una gigantesca Alice è una spassosa caratterizzazione di Giovanni Saccenti. La Rosa che accoglie Alice nel giardino dei fiori è appannaggio di Renata Marini mentre la Margherita è Wanda Tettoni. La celebre voce di Ava Gardner e Esther Williams, Dhia Cristiani ci regala un cameo di classe nel ruolo della pedante sorella maggiore della bambina. Gaetano Verna, all’epoca voce dell’indimenticabile Spencer Tracy offre una esilarante caratterizzazione dell’ impassibile Brucaliffo che recita ad Alice la sua particolare versione della Vispa Teresa. Non gli è da meno lo straordinario Stregatto del grande Stefano Sibaldi, che già aveva doppiato la voce originale del personaggio, Sterling Holloway, come narratore ne I tre caballeros e Pierino e il lupo. Lo Stregatto doveva letteralmente differenziarsi dagli altri personaggi, essendo l’unico a mostrare comprensione nei confronti di Alice, e la recitazione di Sibaldi riesce perfettamente a far intuire la “follia” sotto la calma perpetua mostrata dal gatto. Carlo Romano e Mauro Zambuto sono straordinari nella sequenza del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile, particolarmente quando sottopongono ad accurata distruzione l’orologio del povero Bianconiglio. La sequenza finale delle carte da gioco è dominata dalla potente e travolgente caratterizzazione di Tina Lattanzi nella parte della sadica Regina di Cuori, contentissima se può dare via libera al suo tormentone “decapitatela!”. La Lattanzi non si lasciò sfuggire l’occasione di fornire una succosa parodia dei suoi doppiaggi di attrici come Greer Garson e Joan Crawford e chi ha ascoltato film come Fiori nella polvere o Il romanzo di Mildred, non può che rimanere deliziato dalla sua recitazione e dal grande senso dell’umorismo. Infine due piccole chicche: la voce dell’araldo che dà gli ordini alle carte mentre si dispongono per giocare a croquet è del celebre ispettore Rock dei Caroselli -Cesare Polacco,mentre il minuscolo Re di cuori parla grazie ad Amilcare Pettinelli.



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messaggio 16/1/2016, 14:45
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Complimenti nun, e grazie per questa magnifica doppietta!
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Fra X
messaggio 16/1/2016, 17:31
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Grazie ancora per queste chicche! ^^ Non conoscevo la ODI.
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Sudicio Briccone
messaggio 19/1/2016, 12:04
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CITAZIONE (nunval @ 14/1/2016, 23:47) *
Purtroppo le voci dei topolini Giac e Gas risultano eccessivamente stridule, e nel 1967, per ovviare all’inconveniente la Disney decise di approntare una nuova edizione italiana del film

Cosa ti ha portato ad escludere la voce della Maroni dai motivi del ridoppiaggio?
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March Hare = Lep...
messaggio 19/1/2016, 16:42
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CITAZIONE (nunval @ 14/1/2016, 23:47) *
Anastasia e Genoveffa vengono caratterizzate con toni più irosi e isterici rispettivamente da Flaminia Jandolo e Renata Marini (ma sulla Marini ho qualche dubbio)

Ti confermo il dubbio: non so chi sia, ma non è la Marini.

CITAZIONE
La Rosa che accoglie Alice nel giardino dei fiori è appannaggio di Renata Marini

Neanche questa qui è la Marini: Renata aveva una voce assai giovanile, la rosa parla con un timbro da vecchia.

CITAZIONE
Giovanna Scotto (Ingrid Bergman in Casablanca, Martha Scott nei Dieci comandamenti e Ben –Hur)

Martha Scott in Ben-Hur è... Renata Marini! eheheh.gif
Per i non esperti, non stupisca questa cosa in rapporto a quanto dicevo prima sulla voce giovanile: Alice è del '51, Ben-Hur è stato doppiato nel '60, nel frattempo la voce è invecchiata (secondo i direttori dell'epoca, io non è che sia poi molto d'accordo).

CITAZIONE (Sudicio Briccone @ 19/1/2016, 12:04) *
Cosa ti ha portato ad escludere la voce della Maroni dai motivi del ridoppiaggio?

M'associo alla domanda. Curiosamente in Francia è proprio questo il motivo per cui dicono che il doppiaggio di Cenerentola è stato rifatto da loro, appunto per le voci dei topolini troppo stridule ed incomprensibili.


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Fra X
messaggio 31/1/2016, 0:43
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Come è stato fatto già notare in un altro forum, la prima volta in cui da noi si vede il draco recalcitrante è... ne "L' inferno di Topolino"! post-6-1111346575.gif Chissà se Martina e o Bioletto avevano visto il film in lingua originale oppure avevano attinto da qualche poster o illustrazione. Boh!
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essio
messaggio 16/2/2016, 18:29
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manifesto 1959

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messaggio 4/3/2016, 10:46
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CITAZIONE (March Hare = Leprotto Bisestile @ 19/1/2016, 16:42) *
Ti confermo il dubbio: non so chi sia, ma non è la Marini.

Neanche questa qui è la Marini: Renata aveva una voce assai giovanile, la rosa parla con un timbro da vecchia.

In effetti ho qualche dubbio pure io, ma non ci sono documenti per provare l'una o l'altra cosa. In qualche punto mi sembrano entrambe la Marini, però. La Rosa potrebbe anche essere la Cristiani.

CITAZIONE (March Hare = Leprotto Bisestile @ 19/1/2016, 16:42) *
Martha Scott in Ben-Hur è... Renata Marini! eheheh.gif

Non rivedo Ben Hur da parecchio...è vero è Renata Marini.

CITAZIONE (March Hare = Leprotto Bisestile @ 19/1/2016, 16:42) *
M'associo alla domanda. Curiosamente in Francia è proprio questo il motivo per cui dicono che il doppiaggio di Cenerentola è stato rifatto da loro, appunto per le voci dei topolini troppo stridule ed incomprensibili.

La mia è una supposizione che feci all'epoca, studiando i due doppiaggi e confrontandoli con l'originale.
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nunval
messaggio 4/3/2016, 11:15
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LE AVVENTURE DI PETER PAN

IL FILM
Peter Pan (Le avventure di Peter Pan, 1953) è forse il film di Disney più vicino alla sua poetica: Disney stesso aveva affermato che i suoi film non erano per i bambini ma per “quel tanto di bambino che si nasconde in ogni uomo di sei o sessanta anni”. Il mito di Peter Pan, l’eterno fanciullo che vive nell’Isola Che non C’è, sembrava un soggetto ideale per illustrare questa filosofia. Pur se il film si mantiene essenzialmente fedele alla commedia di James Barrie da cui è tratto, e alla riduzione letteraria che lo stesso Barrie pubblicò nel 1911, Peter Pan e Wendy, Il Peter di Disney e quello di Barrie sono molto diversi nello spirito: secondo Disney le caratteristiche peculiari del personaggio erano anzitutto “il poter fare cose molto singolari come per esempio volare senza ali: la sua ombra conduce una vita allegra senza di lui e Peter ha perennemente 12 anni per la semplice ragione che si rifiuta di crescere oltre quell’età felice. La cosa più importante consiste che egli sa esattamente dove è situata l’Isola che non c’è e come ci si può arrivare”. Il personaggio originale ha invece una figura e un carattere inquietanti; è un orfano particolare e se ne è andato di casa per non diventare un uomo: quando ha voluto far ritorno dalla mamma ha trovato la finestra chiusa con sbarre e ha visto sua madre con un altro bambino. Quindi al Peter Pan di Barrie a conti fatti non è stato permesso di crescere e la sua perenne giovinezza ha qualcosa di tragico, messo in ombra nella versione disneiana. I bambini smarriti, suoi “seguaci”tout court nel film hanno subito nel romanzo originale una forma anche peggiore di abbandono: sono i bambini che cadono dalla carrozzina mentre le loro governanti guardano da un’altra parte : se nessuno viene a reclamarli entro sette giorni vengono mandati nell’Isola che non c’è, “per pagare le spese”. Nel film, anche i personaggi cattivi e le loro azioni malvage sono alleggeriti con una buona dose di comicità : non si può non provare simpatia per Capitan Uncino quando, in vista di una azione particolarmente malvagia indossa l’uncino “da cerimonia” o per il nostromo Spugna quando spiega al suo Capitano che ha appena sparato ad un pirata che lo infastidiva con le sue canzoni”caro Capitano, non si interrompe un cantante nel bel mezzo di un acuto.......non è educazione!”
Disney pensava ad una realizzazione animata di Peter Pan fin dal 1935. Nel 1939 ottenne i diritti dall’Ospedale Infantile di Great Ormond Street di Londra. Lo sviluppo della storia e l’ideazione dei personaggi ebbero inizio nei primi anni quaranta. Con lo scoppio della guerra il progetto venne rimandato al 1950. Gli animatori passarono quindi direttamente dal paese delle meraviglie all’isola che non c’è. Il medium animazione offriva alla storia possibilità di sviluppo impensate, prima tra tutte la possibilità di rappresentare il volo umano senza alcun trucco; inoltre Trilli poté diventare una autentica deliziosa fatina invece che una semplice sfera luminosa, come si vedeva a teatro e la sua psicologia poté svilupparsi a fondo e Nana, il cane bambinaia, e il coccodrillo, che annuncia la sua apparizione col ticchettio della sveglia, si rivelarono personaggi indimenticabili. Le canzoni della colonna sonora, scritte da alcuni tra i più famosi compositori dell’epoca contribuirono a creare quell’alone di magia che il Peter Pan di Walt Disney ha sempre esercitato sul pubblico fin dalla prima uscita. I collaboratori dello studio utilizzarono anche le note originali di Barrie per la rappresentazione teatrale e le sue indicazioni di regia.
Tutte le scene furono prima girate dal vero avvalendosi delle piroette del ballerino Roland Dupree per Peter Pan, dell’attrice Margaret Kerry per Trilli e di Hans Conried per Capitan Uncino e Kathryn Beaumont per Wendy (questi ultimi erano anche le voci originali dei personaggi).
Le avventure di Peter Pan continua la serie di pellicole che dimostrano quanto le canzoni e il commento musicale fossero importanti e riuscissero a legare tra loro i vari elementi del film. La musica fu composta da Oliver Wallace, autore anche del tema di Peter Pan che il protagonista suona con il suo zufolo. Le canzoni, eseguite quasi tutte in forma corale, furono opera in massima parte di Sammy Fain per la musica e di Sammy Cahn per i testi. da ricordare che Frank Churchill, autore delle canzoni di Biancaneve, scrisse il tema musicale del coccodrillo , inciso poi su dischi come Never smile at a crocodile , in italiano Non sorridere mai (al coccodrillo), su versi di Jack Lawrence, utilizzato, appunto, solo in forma musicale nel film.
Il film si apre con il delizioso slow La seconda stella a destra (the second star to the right), che ascoltiamo durante i titoli di testa.
Vola e va (you can fly) è la trascinante melodia che commenta il volo notturno verso la terra di Peter Pan, una sequenza emozionante ed indimenticabile, esemplare per ritmo e fascino, con un uso favoloso della macchina da presa a piani multipli.
A pirate’s life, composta dal cosceneggiatore del film Erdman Penner su musica di Oliver Wallace, illustra i vantaggi di una vita da pirata.
Seguendo il capo ( following the leader) è la deliziosa marcetta dei bimbi sperduti, composta su testi degli sceneggiatori Winston Hibler e Ted Sears.
Hana -Mana -Ganda(What made the red man red) è l’ironica canzone con cui gli indiani spiegano “perché è rosso il pellerossa”: un milione di anni fa il bellissimo capo indian baciò una donna ed arrossì; da quel dì noi rossi siam.
Wendy dà sfogo alla sua nostalgia di casa con la dolcissima Ninna nanna di tutte le mamme (Your mother and mine);
I pirati invitano i ragazzi rapiti ad arruolarsi celebrando il loro capo Uncino con il coro The elegant Captain Hook.

LE VERSIONI ITALIANE

Tradotta sempre a cura di Roberto de Leonardis, con l’assistenza per le canzoni di Alberto Brandi, la versione originale italiana del 1953 di Peter Pan,doppiato con la partecipazione degli attori della CDC e distribuito per la prima volta in occasione del Natale 1953 a cura della RKO, è molto particolare per la qualità delle voci e il fascino degli arrangiamenti corali delle canzoni. Peter Pan, che in originale ha la voce del giovane attore disneyano Bobby Driscoll, tutto sommato abbastanza normale, venne doppiato da un giovanissimo Corrado Pani: Il famoso attore era dotato di una voce da adolescente molto particolare che riesce a catturare perfettamente l’età “di mezzo” del Peter Pan di Disney, non ancora del tutto adulto ma più maturo del bambino. Altrettanto riuscita la voce di Wendy, affidata alla famosa Loredana Randisi , che aveva doppiato Margareth O’ Brien in Piccole Donne (Little Women, 1949): nella versione originale Wendy tende a diventare antipatica (e la voce di Kathryn Beaumont è impostata in tal senso) , mentre gli accenti della Randisi sono molto più dolci ed adatti al ruolo materno che il personaggio tende ad assumere nella seconda parte del film. Il grande Stefano Sibaldi, reduce dalle ottime prove di Cenerentola (il granduca) e Alice (lo stregatto) deve essersi divertito da matti nella parte di Capitan Uncino a fare il cattivo aristocratico ed è sostenuto in modo eccellente nei botta e risposta dal nostro grande caratterista Vinicio Sofia nel simpaticissimo ruolo di Spugna. Sibaldi legge anche il bel prologo del film, mentre il signor Darling si avvale dei toni a volte austeri, a volte pomposi di Nino Pavese. La dolcissima voce di Renata Marini fu una scelta ideale per la mamma, Mary Darling. Cesare Polacco e Nino Bonanni si ritagliano poi piccoli cameo nel ruoli di un pirata Insomma si tratta di un doppiaggio particolarmente felice, che ha avuto però la sfortuna di essere registrato con tecniche rudimentali, per cui la registrazione non ha potuto reggere il confronto col perfezionarsi dei sistemi acustici moderni. Si sarebbe certamente potuto ripulire la registrazione col sistema Dolby (per Pinocchio si è agito in tal senso) ma la Disney, piuttosto frettolosamente ha preferito ridoppiare il film nel 1987, mantenendo pressoché invariato il copione italiano originale e modernizzando solo un pochino le frasi. Ciò ha portato ad alcuni divertentissimi bloopers nella trascrizione del vecchio copione, ripreso evidentemente senza “passare” per la versione originale. Questa versione è stata curata dal Gruppo Trenta e diretta da Renato Izzo che recita anche il prologo iniziale, con la direzione musicale di Pietro Carapellucci, il cui favoloso complesso vocale ha doppiato le canzoni . Le voci sono belle, ma purtroppo per Peter Pan e Wendy non si è potuta o voluta riprodurre la magia soffusa da Pani e dalla Randisi e non si è ripetuto il miracolo operato da Melina Martello con il ridoppiaggio di Biancaneve. Giorgio Borghetti (Peter Pan) e Giuppy Izzo (Wendy), sono forse più vicini agli originali di Driscoll e Beaumont, ma risultano troppo “moderni” nelle sfumature. Inoltre i numeri musicali corali, nella versioine originale, sono introdotti nel film dai personaggi, che, impercettibilmente iniziano a recitare i versi delle canzoni, cosa che veniva mantenuta anche nella versione italiana, dove i doppiatori porgevano le battute in questione con vera musicalità. La voglia di modernizzare tutto ha portato a cancellare o minimizzare, alterando le rime della traduzione, questo interessante aspetto della sceneggiatura, e le parti di dialogo in questione vengono recitate troppo frettolosamente, senza preoccuparsi minimamente del fatto che, in realtà ci troviamo nel bel mezzo di un recitativo; ciò è particolarmente evidente nelle parti iniziali dei numeri You can fly e Your mother and mine. Roberta Paladini è invece una perfetta signora Darling, ricca di dolcezza e comprensione ed efficaci risultano pure Gianni e Michele, affidati rispettivamente a Federico Fallini e Alessandro Tiberi. L’oscar per il doppiaggio va però ai due veterani Giuseppe Rinaldi ed Enzo Garinei , degni eredi di Sibaldi e Sofia nelle spassose e succose parti di Uncino e Spugna. Una particolare menzione è doverosa per la dolcissima voce di Gianna Spagnulo, ottima interprete della Ninna nanna di tutte le mamme.
La perfezione tecnica del nuovo doppiaggio è sminuita dai già accennati bloopers, in parte dovuti però alla difficoltà di comprensione delle battute della colonna sonora.

1)ATTENTI ALLA PUNTEGGIATURA.
All’inizio, quando Wendy ricuce l’ombra di Peter e lui le dice che Nana gliela ha addentata, Wendy la giustifica dicendo “Nana è tutt’altro che cattiva! Come bambinaia poi è unica, anche se ......”(battuta originale She isn’t vicious, you know! She’s a wonderful nurse).Nella nuova versione, trascrivendo la battuta non si è badato alle pause e Giuppy Izzo dice Nana è tutt’altro che cattiva come bambinaia, poi è unica..............ed ogni accenno ad una eventuale indole malvagia di Nana è sparita!

2) CHI TROPPO VUOL SPIEGARE.............
Nella scena in cui Uncino progetta di rapire Giglio Tigrato, pensando ad alta voce, afferma “I pellerossa conoscono l’isola meglio che io il mio vascello! (battuta originale The redskins know the island better than I do me own ship!). Nel ridoppiaggio Giuseppe Rinaldi afferma invece che I pellerossa conoscono l’isola meglio di me e del mio vascello. Peccato!

3) CRISI D’IDENTITA’ PER CANNONI E COCCODRILLI
Sono scomparsi i deliziosi nomignoli inventati da Roberto de Leonardis per il cannone di Capitan Uncino (la battuta Presto, caricate Filippone! è diventata un più banale presto caricate quel cannone; la versione originale è Man the Long Tom , ossia “caricate Tom il lungo”) e per il coccodrillo, che Peter Pan chiamava spiritosamente Cocò (Borghetti dice semplicemente “cocco”, in inglese Bobby Driscoll lo chiamava Mr. crocodile)

4) CHI E’ MAI QUEL CANNIBALE DEL CAPO SQUADRIGLIA?
Stavolta era veramente difficile capire cosa cantasse Vinicio Sofia nel numero musicale The elegant Captain Hook. La registrazione era veramente scadente, ma ricorrere all’edizione originale avrebbe fugato ogni dubbio. Dunque, quando i pirati cantano che Uncino è il re dei malandrin, Spugna prosegue e, imitando il suono della sveglia del coccodrillo canta: Drin! drin! drin! Il co-coccodrillo sta giù ad aspettar che il capitano caschi in mar! ( i versi originali sono Crook-crook-crickety-crockety-crickety-crook-The croc is after Captain ------ ). Trascrivendo il verso, si è arrivati ad un inverosimile IL CAPO SQUADRIGLIA STA GIU’ AD ASPETTAR CHE IL CAPITANO CASCHI IN MAR!

5) CANTANDO SOTTO GLI ERRORI
Molti bloopers anche nella trascrizione delle belle versioni italiane delle canzoni:
a) il verso finale di la seconda stella a destra era “grazie ognor dirà” diventato “ di grazia ancor vivrà”
cool.gif Molti versi di Hana mana ganda sono stati completamente travisati : “Hana è uguale a Mana mentre Ganda invece pur!” (in originale Hana means what Mana means and Ganda means that too) è diventato “Hana è uguale a Mana mente il grande Belzebù”; il verso finale, tradotto nella prima versione solo questa è verità è diventato solo quel che si sa, si sa

c) Nel secondo ritornello del numero You can fly , i versi dicevano “se la luna è sveglia ancor, sui suoi raggi puoi viaggiar, nel cielo scivolar” ora dicono “NELL’AMORE CREDI ANCOR, SUI SUOI RAGGI PUOI VIAGGIAR!”. Più avanti nel testo la frase le nubi puoi varcar è stata trascritta come le nubi puoi guardar; il verso Vola e intanto mi raccomando le stelle a conteggiar è diventato Prova e intanto ti raccomando ti devi accontentar.


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messaggio 25/3/2016, 23:57
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Bell'articolo con aneddoti molto interessanti! ^^
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messaggio 4/4/2016, 14:07
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LILLI E IL VAGABONDO

IL FILM
Lilli e il vagabondo (Lady and the tramp, 1955) è il primo lungometraggio Disney ad avere una ambientazione relativamente recente: si svolge infatti in una cittadina americana del New England all’inizio del secolo. Inoltre non è tratto da una famosa opera letteraria ma da un racconto commissionato da Disney stesso allo scrittore Ward Greene, che combinò elementi di un precedente soggetto in preparazione allo Studio su una bella cockerina e di un suo racconto su un cane randagio di nome Dan. Finalmente Disney si trovava quindi a lavorare su un soggetto da modificare a suo piacimento, senza preoccuparsi di infedeltà al testo d’origine. La lavorazione del film durò 4 anni e, tanto per rendere più interessante il lavoro dei suoi artisti, Walt scelse di girare le scene col nuovo sistema appena lanciato dalla 20thCentury Fox, il Cinemascope, che grazie alle sue speciali lenti anamorfiche, permetteva di ottenere un fotogramma di dimensioni doppie del normale. Ciò comportò la realizzazione di fondi scenici di formato rettangolare e gli animatori dovettero far meno uso di carrellate all’interno dell’inquadratura e ricorrere all’espediente di far muovere i personaggi all’interno del campo visivo, per evitare che lo schermo sembrasse vuoto. Gli artisti vennero anche aiutati molto dalla realizzazione di modellini in scala delle varie ambientazioni, in modo da potersi subito rendere conto di come risultasse una scena vista da una prospettiva......canina. Bisogna dire che il Cinemascope, pur con i suoi problemi, era il formato ideale per una storia girata dal punto di vista dei cani: è funzionale al loro modo di muoversi e consente naturalmente di inquadrare gli umani solo dalle ginocchia in giù, come accade per gran parte del film. Lilli e il vagabondo è una storia semplice e deliziosa che racconta l’amore tra Lilli, una cockerina raffinata e Biagio, un bastardino sciupafemmine. Le musiche sono deliziose, le scenografie straordinariamente efficaci e l’uso del Technicolor, delle ombre e delle luci come sempre impeccabile. Il Cinemascope non rimane mai fine a se stesso ma assume una ben precisa funzione narrativa, permettendo di concentrarci quasi esclusivamente sui cani. Alcune sequenze “bucano” lo schermo per l’incredibile realismo: valgano per tutte quella dell’orribile topo che sta per assalire il bambino nella culla e la disperata corsa notturna di Whisky e Fido verso il canile per salvare Biagio dalla camera a gas. La sequenza chiave è però quella della spaghettata romantica al chiaro di luna, con mandolinata compresa nel prezzo: è rimasta talmente famosa da guadagnarsi una irresistibile parodia da parte di Charlie Sheen e Valeria Golino nel film Hot Shots 2. Tutte le canzoni del film furono composte in tandem da Peggy Lee, che diede anche la voce ai personaggi di Gilda, la cagnetta bastarda ospite fissa del canile, a Tesoro, la padrona di Lilli e ai due insopportabili e simpaticissimi gatti siamesi Si ed Am, e da Sonny Burke.Il commento musicale è invece opera del musicista Disney Oliver Wallace. Il tema di Lilli da questi composto divenne anche una canzone dal titolo Lady, col delizioso testo originale dello sceneggiatore Erdman Penner e dell’arrangiatore Sidney Fine, che lavorò alle orchestrazioni del film in coppia con Edward Plumb .
Il tema conduttore del film è Bella Notte, che ascoltiamo più volte. La canzone viene anche eseguita dai due proprietari del ristorante Tony e Joe, per creare un’atmosfera romantica ai due protagonisti.
Gli altri brani del film comprendono la deliziosa canzone natalizia Notte Silenziosa (Peace on earth); Cosè un pupo (What’s a baby), che funge da introduzione alla dolce ninna nanna che Tesoro canta al suo bambino, La la lu; Quando in casa di Lilli arriva la zia Sara porta con se quelle due pesti di Si ed Am che si presentano con la simpatica Gatti Siamesi (The siamese cat song), mentre nell’impareggiabile sequenza del canile i cani randagi Bull, Boris, Pedro, Fritz e Toughy ci deliziano con una esecuzione speciale tutta guaiti di Home sweet home, prima che Gilda ci incanti con la sua spassosa E’ un briccone (He’s a tramp) tutta dedicata al vagabondo.

LE VERSIONI ITALIANE

Uscito per la prima volta in Italia per il Natale 1955, distribuito dalla gloriosa Dear Film, Lilli e il vagabondo e’ stato tradotto da Roberto de Leonardis sia per i dialoghi che per le canzoni; il grande doppiatore Giulio Panicali diresse all’epoca il doppiaggio, affidato ai classici attori della CDC. Panicali aveva appena finito di doppiare Kirk Douglas in 20.000 leghe sotto i mari, girato da Richard Fleischer per Walt Disney e distribuito da noi due mesi prima, sempre con la traduzione di de Leonardis e la direzione dello stesso Panicali. Flaminia Jandolo, giovane attrice che due anni prima aveva doppiato la formidabile Debbie Reynolds di Cantando sotto la pioggia, seppe creare una Lilli splendida, ricca di sfumature recitative, a volte tenera, a volte aggressiva, come quando litiga con Biagio, a volte sdegnosa e schizzinosa. Non le è da meno il veterano Disney Stefano Sibaldi, scelta ideale per Biagio, il simpatico vagabondo coprotagonista: i suoi toni suadenti, seduttivi e spavaldi conditi con un pizzico di eccentricità non avrebbero potuto essere utilizzati meglio. Lauro Gazzolo è l’ideale per i toni da burbero scozzese del terrier Whisky, mentre i modi da vecchio gentiluomo del segugio Fido sono stati affidati al grande Mario Besesti, che ricordiamo splendido doppiatore di Thomas Mitchell-Geraldo O’Hara in Via col vento. Due miti del nostro doppiaggio come Giuseppe Rinaldi e Rosetta Calavetta (doppiatrice negli anni 30 di Biancaneve e, all’epoca Marilyn) interpretarono Gianni e Tesoro, mentre, tra le voci dei cani randagi riconosciamo Pino Locchi, e il delizioso Luigi Pavese nel ruolo di Boris, il levriero che cita il poeta russo Gorky. La straordinaria Tina Lattanzi ebbe ancora una volta modo di prendere garbatamente in giro i suoi manierismi di recitazione e, in suo onore, il personaggio della cagnetta pechinese (chiamata Peg come Peggy Lee sua voce originale) venne chiamato Gilda, per ricordare il suo celebre doppiaggio di Rita Hayworth in quel film epocale. La voce di zia Sara appartiene invece alla famosa caratterista Maria Saccenti. Infine due piccoli cameo per Renato Turi (il poliziotto) e Giovanni Saccenti (il passante) nella scena in cui Biagio riesce ad entrare nello zoo.
Nel 1997 la Disney ha ridistribuito il film in tutto il mondo ed anche da noi si è avuta, in attesa della riedizione in videocassetta, una fugace riapparizione nei cinema. E’ stato un piacere rivedere il film nel suo formato originale Cinemascope ( la Disney video lo ha sempre distribuito in formato quadrato), molto meno lo è stato ascoltare la nuova edizione italiana diretta da Francesco Vairano , sulla base del copione originale di Roberto de Leonardis.
Impossibile pensare anche solo lontanamente di poter sostituire la Jandolo, Sibaldi e la Lattanzi con Margherita Buy, Claudio Amendola e Nancy Brilli e dispiace che la bella traduzione originale sia stata manipolata e alcune battute malcomprese nell’opera di trascrizione, eseguita evidentemente senza ricorrere alla versione originale inglese. I versi delle belle canzoni sono stati alterati nello schema di rime: avevamo cantato per anni Bella Notte con le parole Dolce è sognar e lasciarsi cullar.......Ora invece, il coro ci delizia con "dolce è SOGNARE e lasciarsi CULLARE , e lo stesso si verifica in tutte le rime delle altre canzoni. Comunque, per la serie Bloopers 2 la vendetta, ecco tutti gli errori della nuova edizione del film.
1) MAI FIDARSI DEL DOTTOR JONES
Nella scena in cui Gianni e Tesoro invitano gli amici per annunciare l’arrivo del bebè, uno di loro dice a Gianni per tranquillizzarlo: “Il vecchio dottor Jones non ha mai deluso un papà “. Nel ridoppiaggio la battuta è diventata un inspiegabile "Il vecchio dottor Jones non ha mai tenuto un poppante"!

2) UNA NUOVA SPECIE DI GEMELLI
Nella canzone Gatti Siamesi, Si ed Am si presentavano cantando “siam flatelli ma non siamesi” con un bel gioco di parole tra siamese di nascita e siamese originario del Siam. Il verso è stato trascritto come siam gemelli monosiamesi, che in biologia non esistono. Inoltre i versi successivi sono pure stati sgradevolmente modernizzati : Questa nuova casa ispezional dobbiam, se ci galba folse un pezzo ci lestiam è diventato questa casa ispezionale noi dovlemo, se ci piace molto a lungo ci stalemo; la parte in cui le due pesti stanno per dividersi il pesciolino rosso è diventata ola noi lo libeliamo e sai che festa? ci mangiamo tu la coda ed io la testa; la traduzione originale era molto più sfiziosa e suonava ola noi lo libeliam ed eziandio ci giochiamo a testa e coda tu ed io.

3) QUI SI PRENDONO LUCCIOLE PER LANTERNE E CETI SOCIALI PER COLORI
Quando il cuoco Joe vede per la prima volta Lilli esclama, in perfetto accento siciliano “Complimenti, figlio mio! Con una cagnolina de lusso te la fai!” La sfumatura non è stata colta e, nella nuova edizione Joe dice “Con una cagnolina rossa te la fai” . Quale cagnolina rossa?

4) LUCCIOLE PER LANTERNE 2: UN BASSOTTO DIVENTA UN CRACKER
Il cane Fritz, incaricato di scavare buche da fuga nel canile, nel nuovo doppiaggio viene erroneamente chiamato Ritz!

Gli attori sono più o meno decenti : Margherita Buy riesce a sfruttare molto bene la sua conclamata timidezza per Lilli; Claudio Amendola è un sorprendente Biagio ( L’accento romanesco è completamente sparito);
Marco Columbro è la voce di Whisky, mentre Riccardo Garrone è simpatico nella parte del dolce Fido. Nancy Brilli è abbastanza simpatica nel ruolo di Gilda, anche se si perde il significato del nome "Gilda" in italiano. D'altra parte la Brilli doppia anche Si ed Am come faceva Peggy Lee nell’originale. Le altre voci sono affidate a Massimo Rossi (Gianni) e Susanna Javicoli (Tesoro) , bravi ma un pò frettolosi nel porgere le battute. Franco Chillemi e Vittorio de Bisogno sono Tony e Joe e passano da origini siciliane a napoletane; Isa Bellini rende zia Sara più petulante che rabbiosa, mentre lo spassoso castoro che libera Lilli dalla museruola è affidato a Massimo Lodolo. Altre voci sono di Sandro Pellegrini e dello stesso Francesco Vairano.
Per fortuna, con la riedizione in dvd e blu ray, il ridoppiaggio è stato definitivamente archiviato e il doppiaggio classico ha riconquistato il posto che merita.









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LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

IL FILM

Sleeping Beauty, tratto dalla fiaba di Charles Perrault La bella addormentata nel bosco, venne presentato nel gennaio 1959, dopo sei anni di gestazione; il film può definirsi il Ben Hur della Walt Disney, girato su grande schermo, con suono stereofonico e un budget di sei milioni di dollari. Disney desiderava girare un film che potesse essere visto come una serie di affreschi in movimento. Trovò nel pittore Eywind Earle l’uomo giusto. Earle venne incaricato di occuparsi in prima persona della preparazione dei disegni e della stilizzazione dell’intero film. L’opera di Earle pervade l’intera pellicola e l’appassionato d’arte potrà trovare nel disegno geometrico e nell’assenza di rotondità raffinati richiami ad artisti quali Durer, Van Eyck, Breughel e ai manoscritti francesi miniati del 15°secolo. Inoltre la cura nel dettaglio della rappresentazione degli ambienti, siano essi una foresta o un castello, ci porta ad una concezione scenografica molto diversa da quella di Cenerentola o Biancaneve, con un evidente richiamo a Paolo Uccello, Botticelli e alla leggerezza e semplicità di Fra Angelico. Per un lavoro scenografico così dettagliato ci voleva un sistema di ripresa delle immagini altrettanto spettacolare: la Technicolor aveva da poco sviluppato un sistema chiamato Technirama, che combinava il Vistavision della Paramount con il Cinemascope della Fox: la macchina da presa permetteva lo scorrimento orizzontale della pellicola (come in una macchina fotografica) e ogni fotogramma, che nel Vistavision aveva normalmente un rapporto larghezza/altezza di circa 1,85:1, con l’aggiunta di un obiettivo anamorfico in fase di ripresa, presentava l’immagine in senso orizzontale leggermente compressa, in modo da registrare un campo visivo di rapporto 2,55:1. In fase di stampa si sfruttava la maggiore nitidezza del negativo e si potevano ottenere copie 35mm anamorfiche riducendo otticamente il negativo con un obiettivo che portava la compressione orizzontale allo standard Cinemascope e raddrizzava le immagini in senso verticale, ruotandole di 90°. La copia andava proiettata con un obiettivo per il Cinemascope e il suono poteva essere sia monofonico, sia stereofonico a quattro piste magnetiche. Inoltre era possibile stampare il negativo su pellicola 70 mm, con un suono stereofonico a cinque piste magnetiche e rapporto larghezza/altezza di 2,21:1. I personaggi furono concepiti in modo da fondersi con le scenografie e gli animatori spesso non riuscivano ad adattarsi al bello ma complicatissimo stile di Earle. Il risultato finale fu comunque stupefacente: si ha davvero l’impressione di un affresco medievale che prende vita davanti ai nostri occhi. Altro punto di forza del film è la perfetta sceneggiatura, basata su un adattamento di Erdman Penner, che combina con stile e classe elementi originali con il fulcro della favola classica, concedendosi anche qualche piacevole digressione, come la passeggiata di Aurora nel bosco, che finisce però per essere funzionale sia allo sviluppo del personaggio sia all’innamoramento dei due protagonisti, in modo che l’incantesimo possa spezzarsi nel finale. L’altra importante variazione rispetto all’originale è il fatto che il principe e la protagonista sono promessi sposi sin da piccoli e non lo sanno: quando si conoscono si credono entrambi contadini e rifiutano l’idea di un matrimonio regale; inoltre il sonno lungo cento anni rimane un semplice progetto della strega Malefica: nel dono della fata Serenella non è specificato quanto Aurora dovrà dormire (a conti fatti il sonno durerà solo una notte). Il film è stato spesso in passato paragonato sfavorevolmente a Biancaneve e Cenerentola, accusandolo di troppa freddezza. E’ senza dubbio vero che Disney ne seguì poco la lavorazione perchè impegnato con Disneyland e i film dal vero; d’altra parte La bella addormentata è impostato più come un kolossal spettacolare che come una storia romantica e la sua eroina è molto meno presente sullo schermo rispetto alle “sorelle maggiori”. Le emozioni del film derivano più dalle scene avventurose e meravigliose che non da quelle commoventi. Le immagini sono potenti e il colore viene usato in modo funzionale alla narrazione come mai era stato fatto prima: i vestiti delle tre fatine cambiano sfumatura quando ci troviamo in ambienti scuri; i toni verdastri che caratterizzano il personaggio di Malefica pervadono gli ambienti quando la strega è in azione (valga come esempio la celebre scena in cui la maledizione si compie e tutto, compresa la povera Aurora è pervaso dal verde: l’atmosfera diventa satura di perfidia mentre Malefica si trasforma prima in una nuvola di fumo che ipnotizza Aurora, poi in un arcolaio fiammeggiante). Quando le fate addormentano il castello tutto e tutti diventano di color grigio-verde. Deliziosa è poi la sequenza in cui Flora e Serenella ingaggiano una battaglia a colpi di magia color rosa e azzurro mentre litigano per il colore del vestito di Aurora. Il climax del film è però tutta la scena della liberazione del principe da parte delle fate, la sua fuga dal castello di Malefica, la crescita della foresta di rovi e la trasformazione a vista della strega in un terribile drago. Gli effetti speciali, i colori e l’animazione raggiungono qui vette insuperate, con un uso dello schermo gigante esemplare. La fuga del principe era un episodio originariamente previsto per Biancaneve, come pure la gag degli animaletti travestiti da Principe.
Fu giocoforza per Walt Disney scegliere come colonna sonora del film brani del celebre balletto di Ciaikowsky. Il difficile compito di adattare i temi del compositore alla storia animata venne affidato a George Bruns che, da allora diventò per molto tempo il direttore musicale di fiducia dello studio. Bruns fece un lavoro brillante, coinvolgente ed estremamente evocativo: basta ascoltare i brani che commentano sequenze come il litigio delle fate per il vestito, la suggestiva scena del rientro di Aurora al castello, la scena della maledizione e la lotta del principe col drago. Tutta la partitura venne registrata da Bruns in Germania dove, all’epoca erano disponibili i migliori apparati per la registrazione stereofonica, con la collaborazione della Berlin Simphony Orchestra.
Importantissime per il film sono le canzoni, sempre tratte da temi di Ciaikowsky.
Il tema principale è Once upon a dream (Io lo so), composto da Sammy Fain e Jack Lawrence, eseguito dal coro all’inizio e alla fine, mentre la protagonista lo canta per i suoi amici animali travestiti da principe. La maestosa sequenza che mostra la popolazione che si dirige verso il castello è sottolineata dal coro che intona l’inno Hail to the princess Aurora, composto da Bruns su testo di Tom Adair . Sempre Bruns e Adair sono gli autori della bella melodia Sleeping Beauty (in italiano “Dormi!”), che commenta la suggestiva sequenza in cui le fate addormentano il castello. Lo stesso motivo, col titolo The gifts of beauty and song accompagna le immagini evocate dai primi due doni ricevuti da Aurora al battesimo. La principessa parla agli animali del bosco del suo sogno d’amore con la canzone I wonder (Mi domando), composta da Bruns su testo dei cosceneggiatori del film Winston Hibler e Ted Sears; l’allegro motivetto che accompagna la scena in cui le fate puliscono la capanna nel bosco e confezionano il vestito e la torta per la principessa diventò una canzone dal titolo Sing a smiling song, con i versi di Tom Adair. Skumps è poi l’allegro brindisi ai futuri sposi Aurora e Filippo, su musica di Bruns e versi di Tom Adair e Erdman Penner.

LA VERSIONE ITALIANA

La Bella Addormentata nel Bosco è uscito per la prima volta in Italia per il Natale 1959, distribuito dalla Rome International Films, una casa indipendente fondata dai distributori che avevano fatto parte della RKO italiana, che aveva chiuso definitivamente i battenti nel 1958. Nel listino Rome confluirono quindi tutti i film Disney in possesso della RKO e quelli di nuova produzione a partire dal 1959. Nel 1960 alla Rome subentrerà la famosa Rank Film, che manterrà l’esclusiva fino a chiusura agenzia nel 1968.La perfetta sceneggiatura del film, che contiene anche molti giochi di parole è stata ottimamente servita dalla traduzione di Roberto de Leonardis, autore anche dei testi italiani delle canzoni. La direzione musicale è curata da Alberto Brandi. Le voci più belle della CDC si posero al servizio dei personaggi: essendo la protagonista, Aurora chiaramente modellata su Audrey Hepburn, Maria Pia Di Meo, sua doppiatrice dai tempi di Guerra e pace, fu la scelta naturale per la più affascinante delle principesse Disney, e il risultato è stato davvero delizioso, non le è da meno Tina Centi, dolcissima voce solista per le sue canzoni, che con questo film inaugura un duraturo sodalizio doppiatrice-cantante con la Di Meo, che darà i suoi frutti nel doppiaggio di film quali My Fair Lady, Mary Poppins e Tutti insieme appassionatamente, con ottimi, a volte entusiasmanti risultati.
La terribile strega Malefica, certamente la più terrificante di tutte le cattive Disney ha trovato la sua doppiatrice ideale in Tina Lattanzi, che, per la prima volta ci offre una recitazione davvero moderna, priva dei suoi abituali manierismi, attentissima a cogliere le più minime sfumature recitative della voce originale (Eleanor Audley, già voce della matrigna di Cenerentola, pure doppiata dalla Lattanzi). Malefica è un personaggio molto complesso e la sua voce passa in un attimo da toni melliflui, calmi, quasi distaccati, ad una furia disumana. La Lattanzi riuscì a rendere mirabilmente questi bruschi cambiamenti. Tre grandi attrici si occuparono delle tre fatine: Lydia Simoneschi continuò la sua galleria di voci disneyane con Flora, per cui trovò una caratterizzazione vocale originale, leggermente pomposa, adatta alle arie da capo che il personaggio si da, sfruttando al massimo la sua voce camaleonte. Fauna venne fatta parlare dalla deliziosa Rina Morelli, che tutti ricordiamo irresistibile voce italiana della bravissima Judy Holliday in piccoli gioielli quali Nata Ieri, La costola di Adamo e Una cadillac tutta d’oro. Non si poteva trovare attrice migliore per esprimere la natura di “buona” a tutto tondo della fatina. Barbara Luddy era stata la voce originale di Lilli e venne scritturata anche per Serenella; è stato ovvio affidare la più battagliera delle fatine alla voce italiana di Lilli, cioè Flaminia Jandolo, che deve essersi divertita un mondo a perdere la pazienza nei confronti della malefica Lattanzi.
La voce (e il canto!) del Principe Filippo appartengono a Sergio Tedesco, in futuro doppiatore ufficiale di serpenti in Il libro della Giungla e Robin Hood. La sua è una caratterizzazione simpatica, affascinante e virile. Re Stefano ha la voce di Bruno Persa, mentre Re Uberto è stato simpaticamente caratterizzato da Giorgio Capecchi, con toni pomposi e prepotenti molto azzeccati. Si tratta insomma di un doppiaggio straordinario, di grande efficacia anche se solo ascoltato senza il supporto delle immagini, a riprova di una robusta sceneggiatura.





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