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> Referendum del 4 dicembre
chipko
messaggio 24/11/2016, 17:04
Messaggio #1


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Chi segue, come me, la politica, ne avrà sentite di cotte e di crude.
Tuttavia la mia impressione generale è che del merito del referendum non si parli più di tanto né nel fronte del sì né nel fronte del no.

Io mi sono fatto un'idea abbastanza precisa e direi quasi definitiva sulla faccenda e vorrei condividere con voi alcune considerazioni che difficilmente troverete in televisione o sui giornali

Premessa: ci sono due (in realtà tre) fattori da considerare per valutare questa riforma costituzionale
- La questione del metodo
- La questione di merito
- I risvolti politici


È mia intenzione qui entrare, per quanto possibile, solo nelle questioni di merito in quanto le altre due, pur importanti (soprattutto il metodo), rischierebbero di invischiarmi in considerazioni inevitabilmente partitiche.

I TITOLI DELLA RIFORMA.


Onestamente non credo sia possibile trovare qualcuno sano di mente che possa essere contrario ai titoli della riforma. Chi non vuole semplificare il sistema? Chi non vuole contenere i costi della politica? Chi non vuole porre fine al bicameralismo paritario? Chi non vorrebbe un quadro più chiaro sulle competenze fra stato e regione?
Sulla carta tutti dovremmo votare sì, ma si sa, il diavolo si nasconde nei dettagli.

Questo il quesito referendario così come lo troveremo nelle urne:


LE MIE OBIEZIONI PUNTO PER PUNTO

Come spero ognuno di voi potrà notare le mie obiezioni sono tutte di carattere tecnico, non partitico.

disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario

Sotto questa voce il fronte del sì parla in generale della semplificazione dei nostri apparati legislativi.
Come ormai anche i sassi dovrebbero sapere nella riforma è previsto che il senato non darà più la fiducia ai governi.
Fantastico, se fosse tutto così semplicistico come nel titolo, voterei subito sì.
Ma andiamo un po' a vedere come funziona questa "semplificazione"

Nell'attuale regime esistono due modalità di leggi con due procedimenti legislativi: Leggi ordinarie, leggi costituzionali
Le leggi ordinarie devono essere approvate in modo identico sia alla camera che al senato, poi devono essere firmate dal Presidente della Repubblica (d'ora in poi PdR)
Le leggi costituzionali devono essere approvate in 6 letture da camera e senato, in caso ci siano i 2/3 della maggioranza la riforma è automaticamente approvata, altrimenti le opposizioni possono invocare un referendum confermativo (è il caso attuale) per far esprime i cittadini nel merito.

Nel futuro regime esisteranno imprecisate modalità con cui le leggi verranno approvate. Dico imprecisate perché i costituzionalisti (non io che sono un pinco pallino qualunque) non sono ancora riusciti a capire quante siano. C'è chi dice 7, chi 9, chi addirittura 13.
Uno degli schemi generali più semplici che sono riuscito a trovare in rete è questo:


Sotto invece trovate nel dettaglio il nuovo procedimento monocamerale, quello che nello schema blu qui sopra è segnato come "ordinario"


Non c'è che dire. Il sistema è stato semplificato secondo voi?
Ma al di là di tutto questo è evidente è che non solo non viene superato il bicameralismo (le camere rimangono due), ma non viene superato nemmeno il bicameralismo paritario (rimango leggi, poche ma fondamentali, bicamerali paritarie.)

Inoltre, e mi sembra assurdo che nessuno ne parli, se da una parte il senato non darà più la fiducia al governo, dall'altra parte il governo non potrà, per ovvie ragioni, imporre la fiducia al senato. E guardate che non è cosa da poco! Perché alcuni leggi fondamentali rimangono bicamerali paritarie, come ad esempio i trattati ue (vi ricordo che le sorti dei destini nazionali ormai si giocano in Europa). Voglio vedere come farà il governo ad imporre la sua linea al senato.
Non potendo sarà costretto ad oliare i senatori, concedendo finanaziamenti ora ad una regione ora ad un'altra.

L'altro punto di cui nessuno, salvo qualche costituzionalista, parla è la cesura dell'articolo 70. Infatti è previsto che camera e senato possano ancora andare in conflitto (sinceramente non ho ancora capito in quali casistiche), ebbene chi deciderà in merito? I due presidenti delle camere. Peccato che i presidenti sono due, e se non sono d'accordo che si fa? Si paralizza il governo? Negli Usa c'è una camera di compensazione che decide a maggioranza, qui il nulla.
Quindi la rimozione della fiducia, a guardare bene con la lente di ingrandimento, è un arma a doppio taglio.

La questione della velocità. L'altro "grande" argomento è che con una camera sola le leggi si faranno più in fretta.
Due obiezioni di fondo.
La prima: ma perché il governo Monti vi è sembrato forse lento a varare le varie riforme? Dalle pensioni, al lavoro ecc.? Oppure prendiamo la legge che più è stata tirata per le lunghe dall'attuale governo "la legge Cirinnà". Senza entrare nel merito della legge quando il canguro è saltato il governo ci ha messo la fiducia e tempo 48 ore, dico 48, la legge è passata al senato e una settimana dopo alla camera. La verità è che quando un governo vuole una legge la si fa, quando non vuole si incolpa la costituzione.
La seconda: Ma non sono almeno 20 anni che diciamo che l'Italia legifera troppo? Che sarebbe ora di ridurre le leggi e semplificare il quadro normativo? Se produciamo già troppe leggi con un sistema che viene detto lento, quante altre leggi produrremo con un sistema teoricamente più veloce?

la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel

Tradotto i tagli dei costi della politca.

Anche qui. Chi non è d'accordo? Bisognerebbe essere matti!
La prima obiezione è semplice, ma per ridurre i costi della politica era davvero necessario cambiare 47, dico 47, articoli della costituzione?
Per abolire il cnel bastava cambiare un articolo. Se si voleva dimezzare i senatori pure, senza pasticciare tutto il meccanismo.
Comunque sia vediamo le entità di questi tagli.
Secondo uno studio serio e indipendente del professor Perotti i tagli a pieno regime saranno 161 milioni di € (non 500 come dice il governo) , mica bruscolini, direte voi, e poi sempre meglio di niente. Pacifico. Peccato che a conti fatti il gioco non valga la candela. La spesa della politca, secondo le stime del sole24ore del 2013 sono 23,2 miliardi di €. In pratica questo gran taglio sul totale è l'1,6%, una cifra a dir poco ridicola.
Nella fattispecie il cnel passerà da 8,8 milioni a 3 e i costi totali abbattutti al senato sono del 9% (dati della ragioneria di stato), infatti uffici, personale, riscaldamento, acqua, luce, gas, mica vengono aboliti.
E poi c'è la cosa che grida vendetta più di tutte. Le regioni a statuto speciale e le provincie autonome (quelle che da sempre hanno una spesa abnorme e fuori controllo) non vengono toccate. Perché? Ovvio altrimenti lì si giocavano tutti i voti in massa.

la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione

La prima cosa che forse i più accorti di voi noteranno è il cambio di passo tra la prima parte del quesito referendario all'ultima. Si passa infatti da frasi comprensibilissime e ad effetto, ad un neutro burocratese.
E infatti qui, a mio parere, ci sono infatti le più grosse magagne.
Il fronte del sì si limita a dire che il senato ha cambiato funzione, diventerà il senato delle regioni, come il bundesrat tedesco, e andrà a sostituire la conferenza permanente fra stato regioni, facendo entrare finalmente i territori nelle stanze dei bottoni.
Bellissimo, se fosse così ci farei la firma subito.
Peccato che la realtà sia ben diversa.
In primo luogo c'è da dire che le materie che prima erano regionali passano da 100 a circa 50 (il che in sé e per sé può essere tanto un bene quanto un male), di fatto questa è una riforma accentratrice (e ci sono diversi motivi per sostenere che ciò sia un bene, purché non si dica che questa riforma da più potere ai territori perché ora vanno direttamente al senato).
Ma i problemi sono altri.
Come si è visto negli schemi qui sopra il senato non avrà funzioni riguardanti solo il territorio, ma avrà ruoli fondamentali su questioni di carattere nazionali.
Prime fra tutte i trattati UE.
Quindi quando io andrò a votare il mio sindaco, dovrò seglierlo in base alle sue idee per la mia città, o in base alle idee che sull'europa? Rendetevi conto che è una bella gatta da pelare. Io, potrei ritenere un candidato un ottimo sindaco ma un pessimo senatore. Ma c'è di più, non ho alcun modo di sapere se il sindaco che andrò ad eleggere sarà senatore. Infatti in lombardia potrebbe essere eletto senatore tanto il sindaco di Milano, quanto quello di Monza, o Brescia, o Treviglio o Bergamo.
Ma c'è di più, il resto dei senatori saranno scelti dai consiglieri regionali, non da noi.
Ora il fronte del sì ci racconta che faranno (voce del verbo futuro) una legge (la proposta Chiti, o l'emendamento Finocchiaro), in cui si metterà (sempre voce del verbo futuro) la possibilità di far indicare al cittandino quale consigliere regionale vorrà come senatore.
Peccato che questi futuri disegni di legge, saranno leggi ordinarie e non leggi costituzionali, ovvero cambiabili in qualsiasi momento.
Quello che cambia è che mentre prima nella costituzione si dice chiaramente che i senatori vengono eletti direttamente dai cittadini, ora si afferma che saranno scelti dai consigli regionali in base a leggi ancora da definire.
Non è la stessa cosa.
Qui il fronte del sì obietta che anche il senato delle regioni tedesco funziona così con senatori scelti tramite elezione di secondo grado.
È vero, peccato che quelli del sì dimenticano di dire che in Germania c'è una Repubblica Federale, e che i "senatori" del Bundesrat rappresentano i governi locali, e che questi non hanno la libertà del vincolo di mandato. In poche parole il "senatore" tedesco non può votare in modo difforme dal governo locale che rappresenta, per questo non è importante se sia Tizio, Caio o Sempronio.
L'altra obiezione del fronte del sì è che anche il Presidente della Repubblica è frutto di un elezione di secondo grado e nessuno si sogna di dire che allora non è democratica.
E qui siamo al limite del comico. In una repubblica parlamentare come la nostra è sacrosanto il meccanismo con cui eleggiamo il PdR, infatti egli è il garante della costituzione, delle istituzioni, dello stato, delle opposizioni. Il PdR non deve (o non dovrebbe) rappresentare una parte politica. Il PdR è, o dovrebbe essere, terzo.
Ma i senatori sono l'esatto contrario, essi rappresentano l'indirizzo di una parte politica ben precisa di un ben preciso territorio, non sono terzi, sono di parte (nel senso proprio del partito e del territorio) per definizione.

E ora arriviamo alla contraddizione più grossa. La clausola di salvaguardia.
La clausola di salvaguardia prevede che lo stato (alias la camera dei deputati), se lo ritiene opportuno, può esautorare il senato e le sue decisioni in merito di politica territoriale se ci sono degli interessi nazionali da salvaguardare.
Ora questa clausola ha anche senso, se fosse stata circoscritta. Il principio è pure giusto, non esiste che una regione possa fermare un progetto nazionale (tipo l'alta velocità, o un'autostrada, o un'acquedotto, ecc, ecc). Peccato che però non è specificato quale sia questo interesse nazionale. In pratica la camera dei deputati ha sempre a disposizione un'arma di ricatto sui territori, perché a decidere se una cosa è di interesse nazionale o meno è sempre la camera.
Dove sta il paradosso?
Che il cosidetto "senato delle regioni" rischia di non aver alcun potere reale sulle regioni, in compenso ha un diritto abnorme di veto su questioni che davvero hanno carattere nazionale, ovvero i trattati Europei.

FINE


Chiunque volesse approfondire sul serio, può farlo in questo ottimo sito (bipartisan) dove vengono elencate una ad una le novità introdotte, con sia le ragioni del sì che quelle del no. E in più ad ogni modifica vi rimanda all'articolo mostrandovi tutte le parti che sono state cancellate, aggiunte o cambiate. In particola vi consiglio di andarvi a leggere l'art. 70 (quello della "semplificazione"). Sono anche molto buoni i dibattiti fattisi a La7 con Mentana (al momento sono 9, quasi 18 ore dedicate all'argomento in modo decente e bipartisan). Su Rai e Mediaset il livello è stato molto più basso (imho ovviamente).

Sperando di aver reso un servizio spero di leggere anche le vostre considerazioni, possibilmente nel merito. Per favore, lasciamo Renzi, Grillo, Berlusconi, Salvini, Trump e la LePenn, fuori dal discorso.
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